La Procura spagnola chiede il carcere per il Govern

Non c'è Carles Puigdemont fra gli esponenti del destituito governo catalano arrivati stamani davanti ai giudici del Tribunale di Madrid. L'ex presidente della Generalitat, infatti, non si è presentato assieme ai suoi per rispondere delle accuse di sedizione, malversazione e ribellione (per la quale c'è il rischio di 30 anni di reclusione): una scelta in parte annunciata già nella giornata di ieri dal suo legale che, da Bruxelles, aveva spiegato come fossero pronti “a contrastare qualsiasi richiesta di estradizione arrivi da Madrid”. Richiesta che, per la verità, potrebbe essere emessa a breve alle autorità della capitale belga, dove Puigdemont si trova attualmente: mancando di rispondere alla convocazione del Tribunale, infatti, il leader catalano è incorso in una violazione che si potrebbe verosimilmente tradurre in un mandato d'arresto internazoinale. Secondo quanto riferito dai media spagnoli, la Procura ha già chiesto al giudice Carmen Lamela di decidere per la detenzione preventiva senza cauzione di Puigdemont e del suo staff di ministri accusati di “ribellione”, a eccezione dell'ex ministro Santi Villa, dimessosi il giorno prima della dichiarazione di indipendenza.

Junqueras arriva per primo

Chi si è presentato ai giudici, invece, è l'ex numero due della Generalitat, Oriol Junqueras, arrivato per primo a Madrid per rispondere all'interrogatorio. Il vicepresidente del Govern disciolto il 28 ottobre scorso, assieme a 8 ex ministri, è fra coloro incorsi nella richiesta di detenzione cautelare da parte della Procura spagnola: al loro arrivo all'Audiencia nacional, gli ex membri del governo catalano sono stati sotenuti da alcuni cittadini catalani i quali, nella loro lingua, hanno gridato a Junqueras e compagni “Voi non siete soli”. Puigdemont, nel frattempo, ha annunciato via Twitter di continuare a perseguire l'obiettivo dell'indipendenza della Catalogna: “Un mese dal referendum catalano. Malgrado le violenze e le minacce passate e presenti, continuiamo a lavorare. Orgoglio di popolo”.

Tajani: “Puigdemont non è un perseguitato politico”

Nei giorni scorsi, l'ex governatore aveva dichiarato di non trovarsi in Belgio per chiedere asilo politico ma per chiedere una reazione dell'Europa e sottrarsi a quella che ha definito una repressione, spiegando di non voler fare ritorno in Spagna in quanto, a suo avviso, non riceverebbe un processo equo. Nella giornata di ieri, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, aveva spiegato in un'intervista al “Corriere della Sera” come Puigdemont non fosse a Bruxelles da perseguitato politico ma come “un cittadino europeo”. Il presidente, inoltre, aveva affermato che, “in quanto tale, gode di tutte le nostre libertà e garanzie, può viaggiare come e dove crede… Non vive in dittature come la Corea del Nord o il Venezuela. Bensì viene da una grande democrazia, quale è quella spagnola”. Tajani, però, aveva sottolineato che Puigdmeont “ha violato sia le leggi catalane che quelle spagnole, la costituzione di un Paese democratico che fa parte dell'Unione europea”. Sul futuro del leader catalano, il presidente ha spiegato che “restasse o meno, toccherà a Bruxelles valutare la sua situazione”, invitando a riflettere prima di coinvolgere le istituzioni europee.