La Macedonia del Nord, 30° stato Nato

La prossima adesione della Macedonia del Nord alla Nato è importante non solo per il Paese balcanico ma anche per l'intera regione e per l'Alleanza Atlantica nel suo complesso”, ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, in visita a Skopje alla testa di una delegazione del Consiglio del Nord Atlantico. Al centro dei colloqui il processo di adesione del Paese ex jugoslavo all'Alleanza Atlantica. È la prima visita di Stoltenberg e di alti funzionari dell'Alleanza dopo la firma in febbraio del protocollo di adesione della Macedonia del nord alla Nato, ratificato finora da 13 dei 29 stati membri. Skopje entrerà a far parte a pieno titolo quale 30° stato della Nato dopo la ratifica del documento da parte di tutti gli stati membri.

Disputa decennale

Stoltenberg, riferisce l’Ansa, ha osservato come già ora si notino i benefici dell'integrazione della Macedonia del Nord nella Nato, con gli investimenti esteri che sono aumentati. E riferendosi all'accordo dello scorso anno con la Grecia sul nome del Paese ex jugoslavo, Stoltenberg ha detto che Skopje e Atene hanno dato prova di determinazione storica, riuscendo a risolvere una disputa che durava da decenni. “Ciò dimostra che il cambiamento è possibile e che il coraggio viene ripagato. Grazie ai vostri sforzi voi costruite un futuro migliore per il vostro Paese, contribuendo alla sicurezza regionale e transatlantica”, ha affermato il segretario generale. Il Consiglio del Nord Atlantico è il principale organismo politico che adotta le decisioni prese dalla Nato. È composto dai rappresentanti di tutti gli stati membri ed è presieduto dal segretario generale.

Obiettivo Europa

Un mese fa la visita del Papa in Macedonia del Nord, nome ufficiale del Paese dall’anno scorso, ottenuto dopo un lungo negoziato con la Grecia. Due milioni di abitanti, 1% di cattolici a fronte di una maggioranza ortodossa. “Quella nord macedone è una Chiesa cattolica multietnica, ogni differenza segno delle diverse dominazioni territoriali succedutesi nel tempo, oggi con due gruppi prevalenti, i 15 mila fedeli di rito bizantino e i 5 mila di rito latino – documenta Vatican news, il sito ufficiale della Santa Sede -. La povertà è uno spettro per il Paese, che ancora fatica a riprendersi dalle conseguenze della guerra in Bosnia-Erzegovina di metà anni Novanta e dalla crisi economica globale del 2008. L’obiettivo adesso è l’avvio di negoziati per l’ingresso nell’Unione Europea”. Intanto gli sforzi di rilanciarsi in ambito europeo anche attraverso una nuova immagine erano evidenti nei giorni della visita del Papa, quando le immagini hanno mostrato i primi frutti del Progetto “Skopje 2014”. Si tratta di un piano da centinaia di milioni di dollari ideato per dotare la capitale di edifici governativi, musei e monumenti che raccontino, attraverso l’arte e l’architettura, su quali fondamenta culturali riposi l’identità di questo popolo.