LA CRISI CINESE SCATENA IL PANICO: BORSE EUROPEE E WALL STREET A PICCO

La grande correzione scatenata dai timori sulla Cina, dove è esplosa la bolla finanziaria e l’economia reale dà pericolosi segni di rallentamento, diventando una vera e propria tempesta sui mercati. I listini europei trattano in rosso profondo con la peggior seduta borsistica dal 2008. La paura per l’economia cinese, le turbolenze sui mercati emergenti e il crollo delle materie prime scatenano il panico sui listini del Vecchio Continente: Milano arriva a perdere oltre sette punti percentuali e metà del listino di Piazza Affari viene sospesa, poi il Ftse Mib risale a -4,2% a un’ora dalla chiusura. Forti ribassi anche sugli altri listini: Londra cede il 5,1%, ai minimi da oltre due anni e in linea, Francoforte perde il 4,3% e Parigi il 5%. Atene chiude in rosso del 10,5%. Dopo un timido recupero a metà mattinata, l’avvicinarsi dell’apertura di Wall Street ha fatto di nuovo precipitare i listini. La Borsa Usa ha avviato gli scambi con perdite record, per ritrovare le quali bisogna tornare alla bancarotta di Lehman Brothers. Il Dow Jones segna poi un calo del 2,6%, lo S& e il Nasdaq del 3,3%

Già in mattinata tutti i mercati asiatici hanno trattato in territorio ampiamente negativo. A nulla sono valsi, fino a questo momento, i tentativi di Pechino di invertire la tendenza, permettendo ai fondi pensione degli enti locali di investire sul fronte azionario. Secondo i calcoli di Bloomberg, da quando Pechino ha svalutato lo yuan si sono persi più di 5mila miliardi di dollari di capitalizzazione azionaria in giro per il mondo.  Gli analisti puntano il dito contro le autorità del colosso asiatico, accusate fin qui di aver agito in modo frammentato, nell’incapacità di infondere sicurezze agli investitori. La Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme (Ndrc), la principale agenzia per la pianificazione economica della Cina, ha confermato comunque i target di crescita per il 2015 e quindi anche l’obiettivo di una crescita del Pil del 7% quest’anno, nonostante le “crescenti pressioni al ribasso”.