La Bce conferma: “A gennaio fine del qe”

La Banca centrale europea ha confermato l'uscita dal programma di quantitative easing a partire dal prossimo gennaio, dopo che l'acquisto netto di titoli sarà sceso dagli attuali 30 miliardi a 15. 

Interessi

Tuttavia, spiega il bollettino, “sulla base degli esiti dell'analisi economica e delle indicazioni derivanti dall'analisi monetaria, il Consiglio direttivo ha confermato che un ampio grado di accomodamento monetario è ancora necessario affinché l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”. Si è deciso “di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della Bce e continua ad attendersi che si mantengano sui livelli attuali almeno fino all'estate del 2019 e in ogni caso finché necessario per assicurare che l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine“.

Inflazione

Quanto all'inflazione, la Bce si attendete che quella “di fondo” “segni un rialzo verso la fine dell'anno per poi aumentare gradualmente nel medio periodo, sostenuta dalle misure di politica monetaria della Bce, dal perdurare dell'espansione economica, dalla riduzione della capacità inutilizzata nell'economia e
dalla più vigorosa dinamica salariale associate a tale espansione”. 

Consumi

A dieci anni dalla recessione, aggiunge la Bce, “i consumi privati in Germania e in Francia si collocano a un livello piu' alto di circa il 10% rispetto al periodo a essa precedente. Per contro, i consumi in Italia e in Spagna non hanno ancora evidenziato una completa ripresa”. A partire dal 2013, tuttavia, “tutti i paesi hanno registrato un andamento chiaramente improntato all'espansione”.

Dazi

Francoforte esprime poi preoccupazione per la politica dei dazi inaugurata dagli Usa di Trump. “Nel corso degli ultimi mesi si sono intensificati i rischi al ribasso per l'economia mondiale in un contesto di minaccia e di effettivo aumento delle tariffe commerciali da parte degli Stati Uniti e di possibili ritorsioni da parte dei Paesi interessati”. Nel complesso “se venissero implementate tutte le misure annunciate, il livello medio dei dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti raggiungerebbe valori mai osservati negli ultimi 50 anni. Tali sviluppi costituiscono un grave rischio per le prospettive dell'attività e del commercio mondiali a breve e medio termine”.