La banca inglese suona l'allarme

Il giorno del voto in Parlamento si avvicina, l'intesa con l'Ue è in tasca e le controparti politiche rumoreggiano: tutto si deciderà nell'arco di qualche giorno per Theresa May e la sua versione di Brexit: approvata dai 27 che si prepara a lasciare, contestata sul fronte interno, la premier si è finora mostrata battagliera e determinata, convinta che il suo piano possa funzionare. Anzi, che sia l'unico a poter funzionare. Ora, però, ci si mette anche qualcun altro a far suonare campanellini d'allarme dietro la porta di Downing Street, con effetti sonori così elevati da giungere anche alle orecchie dei britannici: il vento di tempesta stavolta soffia dalla Banca d'Inghilterra che, qualche ora fa, ha stilato i suoi personali conteggi sugli effetti economici che la Brexit potrebbe sortire dopo l'entrata in vigore. E le previsioni sono tutt'altro che buone: “Potrebbe aspettarci la peggiore crisi dopo la Seconda Guerra mondiale”.

Economia a picco

Il prospetto dell'istituto bancario inglese, naturalmente, ha basato i suoi calcoli sulla peggiore delle ipotesi possibili, ovvero che il voto negativo del Parlamento possa effettivamente portare al temuto “no deal”. In tal caso, per la Banca d'Inghilterra le conseguenze sarebbero durissime, con calcoli catastrofici che parlano di una possibile contrazione dell'economia dell'8% nell'anno in cosro, una picchiata del Pil a 10,5 punti in ribasso. Il tutto, affermano, in meno di 5 anni con conseguenti effetti a breve e lungo termine su occupazione e disoccupazione su tutte. Ma non solo: in caso di esito negativo a Westminster, il prezzo delle case crollerebbe del 30%, trascinando con sé la sterlina inglese (che le previsioni stimano crollare fino al 25% e il tasso d'inflazione (al 6,5%) salirebbe sensibilmente, così come il tasso di disoccupazione (fino al 30%).

Numeri apocalittici, accompagnati da un'ulteriore previsione secondo cui le cifre segnano un percorso a ostacoli. Una sfida che, secondo la Banca inglese, non porterà alcun beneficio e, soprattutto, non lo farà per il Regno Unito: finanze londinesi praticamente a secco incastraris ondra avrebbero molto più denaro in Europa; e, ultimo sonoro schiaffo ai messia dell'uscita dall'Ue.