Kurz apre i consolati all'estero ai sudtirolesi

Decisione controversa quella dell'esecutivo austriaco guidato da Sebastian Kurz: il giovane cancelliere ha deciso di aprire i consolati ai sudtirolesi di lingua tedesca e ladina i quali, in caso ne avessero necessità all'estero, potranno rivolgersi a un consolato di nazionalità austriaca. E questo, anche nel caso in cui nel Paese ve ne sia anche uno di rappresentanza italiana. Una mossa inattesa e, in parte, “buona” per tornare ad agitare le acque con l'Italia, alla vigilia delle provinciali in Alto Adige e proprio nel momento in cui sembrava che la polemica sul doppio passaporto per gli altoatesini parlanti lingua tedesca fosse a un punto di quiescenza. La questione è di per sé spinosa perché se da una parte la “funzione tutrice” dell'Austria sulla zona geografica in questione è sancita dalla Costituzione nazionale, dall'altra esiste una direttiva precisa di Bruxelles, nella quale è specificato che i cittadini dell'Ue possono rivolgersi a un consolato di un altro Stato membro solo nel caso in cui non ve ne fossero già del proprio Paese d'origine.

Doppio consolato

In sostanza dunque i cittadini sudtirolesi, in quanto italiani, sarebbero tenuti a rivolgersi al proprio consolato. Il problema è che il tiro a effetto di Kurz sembra puntare a rimescolare le carte in tavola facendo leva sul sentimento popolare: con questo provvedimento, i parlanti tedesco e ladino potranno usufruire di fatto di un doppio consolato senza essere effettivamente dei cittadini austriaci e, nondimeno, senza avere il doppio passaporto invocato a più riprese dal governo di Vienna e, in particolare, dall'ala a guida Strache. Arresto, grave incidente, malattia, vittime di reati: qualunque cittadino italiano appartenente a tale particolare cateogria con una delle suddette problematiche potrà dunque far richiesta di assistenza a un presidio di Vienna in terra estera. Resta da vedere ora in quale misura il provvedimento austriaco entri in collisione con quanto disposto dalla normativa dell'Unione europea.

Stretta sui migranti

Nel frattempo, l'asse governativo Kurz-Strache torna a un giro di vite sul tema immigrazione: “Il nostro obiettivo – ha spiegato il ministro dell'Interno Herbert Kickl – è di portare il nostro Paese a non accettare più alcuna richiesta sul nostro suolo. Fermeremo l’immigrazione illegale e in futuro le domande verranno vagliate nel Paese d’origine dei migranti e non presentate più in Austria, al loro arrivo”. Una misura restrittiva che si articolerà su un disegno di legge con il quale il governo dovrebbe accedere al controllo dei telefoni cellulari dei richiedenti asilo in Austria, al fine di tracciarne la rotta e, di fatto, ponendo su di loro una geolocalizzazione permanente per essere a conoscenza dei loro spostamenti.