Kim frena, a rischio il vertice di Singapore

Passare dai toni concilianti a quelli stizziti, il più delle volte, richiede un passo decisamente breve. In effetti, dopo settimane di dialogo pacato e di strade di confronto lastricate di buone intenzioni, il clima fra Corea del Nord e Stati Uniti torna a farsi improvvisamente più teso. E nemmeno poco a quanto sembra, tanto che il secondo giro di colloqui, previsto per oggi con Seul, è stato annullato da Kim Jong-un in attesa di chiarire quali siano le mosse in programma dall'altra parte del Pacifico. Da parte sua, Pyongyang è fermamente convinta che le esercitazioni aeree congiunte fra Usa e Corea del Sud, attualmente in corso, siano “una provocazione militare internazionale in contrasto con gli sviluppi positivi nella Penisola coreana, una prova per l'invasione del Nord”. Ma non solo: dalla parte settentrionale della Penisola avvisano Trump di dover “prendere attente decisioni sul destino del pianificato summit Corea del Nord-Usa alla luce di questo provocatorio putiferio militare congiunto con le autorità sudcoreane”.

Casa Bianca: “Verificheremo le parole di Kim”

Nonostante i suddetti buoni propositi, il vertice di Singapore sembra repentinamente allontanarsi all'orizzonte. Colpa di un'esercitazione, degli aerei militari americani e sudcoreani che attraversano (anzi, attraverseranno) lo spazio aereo di Pyongyang provocando, a detta del regime, un sentore di invasione imminente e, dunque, un input inverso allo svolgimento dei colloqui con il Tycoon. Da Washington, intanto, provano a temporeggiare: “Andiamo avanti col lavoro per pianificare l'incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un – spiegano dalla Casa Bianca -. Siamo consapevoli della notizia diffusa dai media sudcoreani. Gli Stati Uniti verificheranno indipendentemente le affermazioni della Corea del Nord e continueranno a coordinarsi con i loro alleati”.

La questione nucleare

Poco dopo, tuttavia, è arrivato un secondo comunicato nordocoreano – autore il vice ministro degli Ester, Kim Kye-gwan – nel quale si ribadisce la possibilità di “riconsiderare” l'idea di un summit con gli Stati Uniti se Washington insisterà sull'abbandono “unilaterale” delle armi nucleari da parte di Pyongyang. La Corea del Nord, ha spiegato il funzionario, non è interessata in colloqui “se serviranno solo a metterci all'angolo e costringerci ad abbandonare le armi nucleari”, e “sarà inevitabile riconsiderare se rispondere all'imminente summit con gli Stati Uniti”. La nota critica le parole del consigliere per la Sicurezza di Trump, John Bolton, e di altri esponenti americani, secondo cui il Nord dovrebbe seguire il “modello libico” per il disarmo nucleare e provvedere a un “completo, verificabile e irreversibile smantellamento” del proprio arsenale.

Poli opposti

Il problema, a questo punto, sarà capire quale posizione assumeranno gli Usa i quali, nei prossimi giorni (e al netto delle suddette verfiche, dovranno cercare di ricucire lo strappo. Kim sembra piuttosto fermo sulla sua posizione, tanto da aver rinunciato al nuovo incontro con Moon nella zona demilitarizzata e, al contempo, al prosieguo delle trattative di accordo pacifico fra una parte e l'altra della Penisola. Gli States, d'altro canto, spiegano che assieme alla “Corea del Sud sono impegnati nelle annuali esercitazioni militari congiunte denominate 'Foal Eagle', che combinano operazioni via terra e via mare e coinvolgono truppe speciali, e 'Max Thunder' con aerei da guerra “per sostenere la capacità di difesa dell'alleanza Usa-Corea del Sud – ha precisato Manning –  e per migliorare la interoperabilità e prontezza”. Un'operazione, ha chiarito il portavoce del Pentagono Rob Manning, la cui natura difensiva “non è cambiata”.