Jihadisti massacrano un gay: giù da un edificio, poi la lapidazione

Dopo il massacro di donne e bambini inermi, non si ferma l’odio brutale dell’Isis. Nel mirino, questa volta, un uomo accusato dai fanatici estremisti di sodomia. I miliziani dello Stato Islamico lo hanno prelevato e ucciso, gettandolo dal secondo piano di un edificio al confine tra Iraq e Siria. Poi, seguendo i dettami della Sharia – la legge islamica – secondo cui un omosessuale deve essere punito con la morte, è stato finito con la lapidazione. A riferire del triste episodio è stato lo stesso Califfato tramite un comunicato in cui si mostravano anche le macabre foto dell’esecuzione. Nella prima immagine si vede chiaramente l’uomo – con le mani legate dietro la schiena – che precipita da una palazzina mentre sul tetto dell’edificio 8 miliziani armati lo guardano cadere. Nel secondo e nel terzo scatto, l’uomo è mostrato steso a terra, scalzo, con accanto diversi mattoni che con tutta probabilità sono serviti a finirlo.

Il 25 novembre scorso l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) aveva dato notizia, per la prima volta, della lapidazione di due giovani uomini di 18 e 20 anni nella provincia orientale siriana di Deyr az Zor, ritenuti colpevoli di rapporti omosessuali. In quest’ultimo caso, invece, un tribunale dell’Isis si è spinto oltre, ritenendo giusto applicare un’antica tradizione islamica secondo la quale “I sodomiti devono essere fatti precipitare dal punto più alto della città, e poi lapidati fino alla morte”. È quanto sottolineato dal comunicato rilasciato, insieme alle foto dell’esecuzione, dalle autorità dello Stato islamico della provincia di Al Furat, il nome dato dall’Isis ad una regione a cavallo tra la Siria e l’Iraq sotto il loro controllo.