JFK, il caso resta aperto: divulgati 2.800 file ma altri 500 restano negli Archivi

Dopo aver incuriosito l’opinione pubblica mondiale, in attesa di vedersi rivelati tutti i documenti top-secret sulla morte di John Fitzgerald Kennedy, alla fine Donald Trump ha optato per un compromesso, cedendo alle pressioni della Cia: 2.800 file,infatti, sono stati già messi online ma, per conoscere i contenuti di altri 500 fascicoli mai svelati sull’omicidio del 35esimo presidente degli Stati Uniti, bisognerà attendere ancora. I documenti in questione, infatti, resteranno in archivio ancora per un pezzo, sicuramente per i prossimi sei mesi. Il Tycoon ha giustificato la sua scelta parlando di richieste espressamente effettuate da Cia ed Fbi per “questioni di sicurezza nazionale”. Riservatezza mantenuta, quindi, almeno provvisoriamente. Certo è che, a questo punto, ipotesi e teorie del complotto iniziano a rincorrersi proprio fra quell’opinione pubblica che attendeva con trepidazione nuovi dettagli su uno dei più complessi casi della storia americana.

I file su Castro

Pur mantenendo a metà la sua promessa, i 2.800 file già disponibili sul sito della Cia consentono già di aprire fronti di dibattito e approfondimenti. Si parla, come previsto, di Lee Harvey Oswald, accusato di aver ucciso JFK e, a sua volta, assassinato nemmeno 48 ore dopo la morte del presidente dal mitomane Jack Ruby. Non ci sono informazioni particolarmente rilevanti, almeno non in questi dossier: forse per dettagli più precisi occorrerà attendere i fatidici sei mesi o giù di lì annunciati dal presidente. Per ora, si sa che, nel giudizio di alcuni 007 cubani, Oswald “era un buon tiratore” e che per i sovietici non era un affiliato. Al momento, non è ancora possibile capire se, effettivamente, fu lui l’unico a esplodere colpi contro il presidente. Ma, procedendo a ritroso agli anni della Guerra fredda, si arriva anche alla figura di Fidel Castro. Il nome dell’ex leader cubano emerge in almeno uno dei documenti desecretati, precisamente in quello titolato “Sommario dei fatti”. Qui si parla di un piano ordito dalla Cia per l’eliminazione del presidente (‘l’operazione mangusta’) ma anche di un possibile coinvolgimento di Castro, secondo le indagini dell’epoca, nell’impalcatura retrostante alla morte di Kennedy a Dallas, pista piuttosto battuta dai cospirazionisti.

La telefonata di Oswald

Per il momento ci si ferma qui. Per il resto ci sarà da aspettare e, ora come ora, la sensazione strisciante, specie dopo il veto dell’Intelligence sulla divulgazione promessa da Trump, è che il Governo Usa continui a voler nascondere qualcosa. Ad aprile, forse, se ne saprà di più: per gli storici non si tratta di documenti così sconvolgenti, almeno non al punto da alterare la verità data per assodata, ossia la responsabilità di Oswald. Più probabile, invece, che la Cia non avesse prestato sufficiente attenzione agli incontri tra l’ex marine e le intelligence di Russia e Cuba. L’Unione Sovietica, all’epoca, disse che Oswald non aveva relazioni con loro: secondo una conversazione intercettata dalla Cia, però, telefonò all’ambasciata russa a Città del Messico e parlò con qualcuno, identificato come appartenente al Kgb, in lingua russa.