Isralele: “La risoluzione Onu è vergognosa, non la rispetteremo”

“Israele respinge la risoluzione dell’Onu” sulle colonie. Lo ha detto l’ufficio del premier Benyamin Netanyahu, citato dai media locali, definendo il voto del Consiglio di Sicurezza “vergognoso“. “L’amministrazione Obama non solo ha fallito nel proteggere Israele dall’ossessione dell’Onu, ma ha collaborato con l’Onu alle sue spalle. Israele non vede l’ora di lavorare con il presidente Trump per arginare gli effetti di questa risoluzione assurda”, conclude il comunicato dell’ufficio del premier.

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva approvato la risoluzione ieri; in essa si condanna la politica israeliana degli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est e se ne chiede lo stop immediato: gli insediamenti, si legge nel testo definitivo, “costituiscono una violazione palese del diritto internazionale e un grande ostacolo per ottenere la pace attraverso la soluzione dei ‘due stati, due popoli'”.

La risoluzione è passata con 14 voti a favore perché, a sorpresa, gli Usa si sono astenuti e non sono ricorsi – come tutte le altre volte – al loro potere di veto per bloccare il provvedimento. “Gli Stati Uniti hanno abbandonato Israele”, era stato il primo duro commento arrivato da Tel Aviv. Sulla stessa linea si è espressa anche la lobby ebraica statunitense, l’Aipac, che si è detta “profondamente turbata dal mancato ricorso al veto da parte dell’amministrazione Obama per prevenire una distruttiva, risoluzione anti Israeliana. L’Aipac esprime il suo apprezzamento per il presidente eletto Donald Trump e ai molti membri del Congresso democratici e repubblicani che avevano fatto pressione affinché gli Usa opponessero il veto” al Consiglio di Sicurezza Onu.

Immediata la reazione del diretto interessato al voto: “Per quel che riguarda l’Onu, le cose andranno diversamente dopo il 20 gennaio”, ha assicurato Trump. Il presidente eletto aveva chiesto – invano – di porre il veto; una mossa strategica che alcuni analisti avevano giudicato un’interferenza da parte di un presidente eletto alla rappresentanza Usa all’Onu senza precedenti.