Israele rimuove i metal detector dalla Spianata delle Moschee a Gerusalemme

Dopo giorni di scontri, il governo israeliano ha annunciato la scelta di rimuovere i metal detector dall’ingresso della Spianata delle Moschee di Gerusalemme per sostituirli con un avanzato sistema di videosorveglianza in grado di riconoscere i volti delle persone e l’aggiunta di ulteriori guardie di frontiera, per una spesa totale di 28 milioni di dollari.

L’annuncio arriva dopo giorni di tensioni tra i manifestanti palestinesi – contrari alle restrizioni decise dal Governo sull’accesso alla spianata per gli uomini con meno di 50 anni – e la polizia israeliana. Negli scontri, allargatisi anche nelle città palestinesi di Ramallah e Hebron, erano morti cinque ragazzi palestinesi e altri 193 erano rimasti feriti.

Palestina contraria alle telecamere

Contraria all’istallazione delle telecamere la parte palestinese che richiede il ritorno allo status quo: l’assenza di controlli alla spianata, terzo luogo santo dell’Islam e contemporaneamente luogo sacro ebraico. La moschea di Al-Aqsa, assieme alla vicina Cupola della Roccia, sorge infatti sui resti di quello che era il grande Tempio di Salomone: tutti i sabati gli ebrei pregano al Muro del Pianto, o muro occidentale, alla base della Spianata.

In seguito alle restrizioni imposte da Israele ai fedeli islamici, il presidente palestinese Mahmoud Abbas aveva annunciato la sospensione di ogni rapporto con Israele fino alla rimozione dei metal detector. Contrario a modifiche allo status quo anche l’Onu. L’inviato speciale delle Nazioni Unite, Nikolay Mladenov aveva richiamato Israele alla ragione prima che la crisi diventi globale: “Non si tratta di 200 metri quadrati di territorio – ha affermato – ma di un luogo che riguarda milioni, se non miliardi, di persone”. Le forti pressioni diplomatiche arrivate anche dalla vicina Giordania devono aver spinto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla scelta di rimuovere i dispositivi.

L’attentato dello scorso venerdì

I metal detector erano stati installati dopo l’attentato di venerdì 14 luglio in cui due poliziotti israeliani erano stati uccisi e un terzo ferito gravemente da alcuni ragazzi palestinesi, poi rincorsi e soppressi dai colleghi delle vittime. Secondo le autorità israeliane, le armi utilizzate per l’attacco erano state nascoste all’interno della Spianata delle Moschee. Gli attentatori avevano partecipato lì alla preghiera islamica del venerdì.

I numeri della nuova intifada

Dall’autunno del 2015, vale a dire dall’inizio della cosiddetta “intifada dei coltelli”, sono stati uccisi all’arma bianca  47 israeliani e cinque stranieri. Forte la risposta israeliana agli attentati: nello stesso periodo sono stati infatti uccisi 255 palestinesi. La maggior parte di loro sono stati “neutralizzati” dalla polizia poiché responsabili degli attacchi terroristici; gli altri sono morti negli scontri di piazza con l’esercito.