Israele: media scettici sullo spostamento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme

I media israeliani non pensano che Donald Trump sposterà nell’immediato l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, come aveva più volte annunciato. La tesi è sostenuta da diversi commenti comparsi su alcuni giornali israeliani che, non solo citano le pressioni da parte dei paesi arabi, ma riprendono a questo proposito anche una dichiarazione rilasciata dal presidente Usa la scorsa notte in un’intervista alla Reuters.

Ad una domanda sul possibile trasferimento dell’ambasciata, Trump ha evitato di rispondere invitando a porgli lo stesso quesito “tra un mese“, epoca in cui dovrebbe arrivare in Israele. Ha sottolineato comunque di voler vedere “la pace tra israeliani e palestinesi. Non c’è alcuna ragione perché non ci sia”. Haaretz – che cita fonti al corrente dei fatti – sottolinea che Trump alla fine firmerà, come hanno fatto altri presidenti Usa, l’ordine presidenziale che sospende la legge che impone il trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme e che scade proprio ai primi del prossimo giugno.

Israele, intanto, si appresta a celebrare il suo 69esimo compleanno e l’Ufficio centrale di statistica ha diffuso i dati sulla popolazione. Nel Paese mediorientale vivono oggi 8.680 mila cittadini, con 10 volte più ebrei dalla sua fondazione nel 1948 (sono 6 milioni e 484 mila, il 74.7% del totale). Gli arabi israeliani sono 1 milione e 808 mila (il 20,8%), mentre il restante 4,5% (circa 388 mila cittadini) sono cristiani, appartenenti ad altre religioni o senza affiliazione di credo provenienti per la gran parte dall’ex Unione Sovietica.

Se nel 1948, gli ebrei nel mondo erano 11 milioni e 500 mila e di loro il 6% viveva in Israele, nel 2015 la cifra era salita a 14 milioni e 411mila con un 43% che risiede nello Stato ebraico. Nell’anno scorso sono state 30 mila le persone che hanno fatto “aliya“, la definizione che indica il ritorno in Israele. Secondo i dati, oggi i 3/4 della popolazione ebraica è nata nel Paese ebraico, un numero più del doppio di quello del 1948. Tra gli ebrei israeliani, circa il 44% si identifica come laico, il 24% tradizionalista ma non religioso, l’11% religioso e il 9% come “ultraortodosso”.