Iraq, tensioni sul referendum curdo: il Parlamento rimuove il governatore di Kirkuk

Il Parlamento iracheno ha rimosso il governatore della provincia di Kirkuk,  ricca di petrolio e occupata dalle milizie Peshmerga ma non facente parte del Kurdistan autonomo, che nei giorni scorsi aveva deciso di partecipare comunque alla consultazione.  E’ stato il primo ministro Haidar al Abadi a chiedere al Parlamento di Baghdad di rimuovere dalla carica il Najmaldin Karim, membro dell’Unione patriottica del Kurdistan (Upk) e sostenitore della necessità di tenere anche in questa provincia contesa e popolata da curdi, arabi e turcomanni, il referendum per l’indipendenza. Pronta la risposta di Karim: “Non è stato il Parlamento iracheno – ha detto – a darmi la fiducia come governatore, e quindi non me la può togliere. Il voto di oggi è illegale. Ad eleggermi è stato il Consiglio provinciale e quindi continuerò a servire il popolo fino alle prossime elezioni, o fino a quando mi vorranno”.

Recentemente il Consiglio provinciale aveva deciso di tenere il referendum anche in questa regione, occupata dai Peshmerga curdi nel 2014 quando rimasero a contrastare l’avanzata da nord dei jihadisti dell’Isis dopo che l’esercito federale si era dato alla fuga. Le tensioni sono andate aumentando nelle ultime settimane anche in altre province, in particolare quella orientale di Diyala, dove in alcune località a maggioranza curda le autorità hanno deciso di tenere il referendum.

L’Onu e quasi tutta la comunità internazionale si sono dichiarati contrari alla tenuta della consultazione, almeno fino a quando l’Isis non sarà stato eliminato dal territorio nazionale. In particolare gli Usa e l’Iran, entrambi con soldati sul terreno – anche se in veste di consiglieri – stanno cercando di convincere il presidente curdo Massud Barzani a rinviare a data da destinarsi il referendum. Sulla stessa linea è la Turchia, alleata del Partito democratico del Kurdistan (Pdk) dello stesso Barzani.