Iran, Rohani: “Lo sviluppo militare ha scopo difensivo, non attacchiamo altri Paesi”

“L’Iran ha dimostrato che non ha alcuna intenzione di interferire negli affari interni di altri Paesi e il suo sviluppo militare ha esclusivamente scopi di difesa”. Lo ha detto il presidente iraniano, Hassan Rohani, davanti a 180 ambasciatori e diplomatici ricevuti in occasione delle celebrazioni per il 38/o anniversario della Rivoluzione islamica. Rohani ha rimarcato che “l’Iran non ha mai attaccato nessun Paese e non ha assolutamente tali intenzioni” ed ha auspicato “maggiori legami tra le nazioni” indicando come “dovere di tutti i governi il tentativo di salvaguardare gli interessi comuni”.

Intanto il ministro della Difesa, Hossein Dehqan, ha smentito le voci diffuse dai media degli Stati Uniti su un nuovo test missilistico da parte dell’Iran, sostenendo che si tratta di “notizie fabbricate ad arte che fanno parte di una guerra psicologica contro Teheran”. Secondo Dehqan, “il nuovo clamore sollevato dagli americani su un nuovo test missilistico è volto a incitare animosità, guerra psicologica e Iranofobia, istigando l’opinione pubblica contro l’Iran”. Mercoledì 8 febbraio l’emittente Usa Fox News, citando un anonimo funzionario americano, aveva riferito che l’Iran ha lanciato un missile “Mersad” a corto raggio dalla stessa rampa di Semnan dove aveva condotto il test dieci giorni fa. “Prima di tutto, queste affermazioni sono false – ha detto il ministro iraniano -. In secondo luogo, non sarebbero assolutamente affari loro se un test del genere fosse mai stato condotto”. Dehqan ha quindi aggiunto che “gli americani hanno lanciato questa guerra psicologica e campagna pubblicitaria nel tentativo di vendere le loro armi” ai Paesi del Golfo, “ma l’Iran non è, e non sarà mai, una minaccia per i Paesi vicini”.

Lo scorso fine settimana la temperatura sull’asse Washington-Teheran è tornata a salire dopo che l’amministrazione Trump ha irrogato nuove sanzioni contro il Paese islamico, reo di aver effettuato un nuovo test missilistico. Entrambe le parti si sono, però, affrettate a chiarire che la ritorsione non avrà effetti sull’accordo sul nucleare, considerato decisivo per la stabilità del Medio Oriente.