Inizia il processo contro Paul Manafort

Si aprono le porte del Tribunale per una delle figure cardine dell'inchiesta sul Russiagate, quella da cui potrebbero dipendere tante cose (anche se forse non in questa occasione), prima fra tutte il reale livello di conoscenza del presidente Donald Trump (all'epoca ancora candidato repubblicano) di quelle che, almeno per il momento, restano presunte interferenze russe nelle presidenziali americane del 2016. Paul Manafort, ex coordinatore della campagna elettorale del Tycoon, si presenta ai giudici per la prima udienza, lui che si era consegnato alle autorità dicendosi pronto a collaborare col superprocuratore Robert Mueller e costretto a difendersi da accuse sul piano finanziario che potrebbero costargli diversi anni di reclusione. Un processo che si inserisce in un contesto in cui il Russiagate continua a essere bersagliato dallo stesso presidente degli Stati Uniti, specie durante l'incontro a Helsinki con Putin: per Trump è “una caccia alle streghe” ma lo schieramento allineato al punto di vista russo era costato non poche critiche e, nondimeno, una retromarcia sulle dichiarazioni rilasciate nella conferenza congiunta con il presidente russo.

Il processo

Ma il Russiagate è solo una branca del dossier legale che coinvolge Paul Manafort. L'ex uomo-guida dell'entourage di Donald Trump, infatti, è accusato di 18 violazioni delle leggi fiscali e bancarie, in relazione alle sue presunte false dichiarazioni al sistema bancario per l'ottenimento di prestiti. Al netto di quanto emergerà dalle parole di Manafort, il processo contro di lui resta un'incognita anche per il presidente che, dopo aver rotto da tempo col suo ex capo-campagna, potrebbe rappresentare l'ago della bilancia in caso di condanna in quanto sarebbe l'unico in grado di concedere la grazia. Se giudicato colpevole, Manafort potrebbe ritrovarsi una pena massima di 305 anni di prigione. A smorzare i possibili fuochi polemici sulla Russia, però, ci hanno pensato gli stessi pm, i quali hanno specificato come non sia “previsto che un testimone del governo pronuncerà la parola 'Russia'”.

Giuliani e il Russiagate

Intanto, nella giornata di ieri, a parlare del Russiagate è stato il nuovo legale di Donald Trump, Rudolph Giuliani. L'ex sindaco di New York ne ha avute un po' per tutti, dall'ex avvocato del Tycoon, Cohen, fino alla modella di Playboy che ha affermato di aver avuto una relazione clandestina con l'allora candidato repubblicano, vicenda che, secondo Giuliani, potrebbe aver avuto la manomissione dello stesso Cohen, dal quale sono uscite fuori le registrazioni della sua conversazione sull'argomento con Trump.