Indiscrezione su Rosenstein: “Propose di registrare Trump”

Per un momento Donald Trump aveva addirittura pensato di affidargli il ruolo di Attorney general, scontento di Sessions e del suo aver ricusato l'indagine sul Russiagate, esponendolo al fuoco di Robert Mueller. Con il passare del tempo, però, la posizione di Rod Rosenstein si è fatta via via più scomoda e, nonostante sia rimasto al suo posto come vice-attorney e comunque il supervisore (in virtù del rifiuto del suo superiore) delle indagini sulle presunte interferenze russe durante le presidenziali del 2016, i rapporti con il Tycoon restano piuttosto tesi. E, nelle ultime ore, una rivelazione del New York Times potrebbe ulteriormente alzare il livello di marea considerando che, secondo quanto riferito dal quotidiano della Grande Mela, Rosenstein avrebbe suggerito, a suo tempo, di registrare le conversazioni del presidente neoeletto (l'episodio incriminato risalirebbe ai primi mesi del 2017, poco dopo il licenziamento di James Comey).

La difesa

Ma il Nyt affonda in modo ancora più pesante, sostenendo che la richiesta di Rosenstein sarebbe stata avanzata con l'obiettivo di ottenere informazioni sui presunti rapporti con Mosca e far scattare così il 25° emendamento e rendere concreta la possibilità di esautorare il presidente. Ipotesi pesanti che, però, il vice-attorney rispedisce decisamente al mittente: “La storia del New York Times è imprecisa e scorretta – ha detto in una nota, citata dalla Cnn – e non parlerò ulteriormente di una storia basata su fonti anonime che sono chiaramente prevenute nei confronti del Dipartimento per portare avanti la loro agenda personale”. E ancora: “Vorrei essere chiaro su questo: sulla base dei miei rapporti personali con il Presidente, non vi è alcuna base per invocare il 25° emendamento”.

Posizione in bilico

In base alla legislazione americana, l'emendamento in questione può essere attivato in modo abbastanza semplice, in quanto non è necessaria che una dichiarazione formale del vicepresidente indirizzata al Congresso, nella quale spiegare come il presidente in carica non sia più in grado di svolgere la mansione ed avviare un iter costituzionale il cui esito, difesa o meno, sarebbe comunque a discrezione dei due terzi della Camera. Al netto di tutte le verifiche del caso, le rivelazioni del New York Times vanno inevitabilmente a minare in modo non indifferente la già delicatissima posizione di Rosenstein all'interno dello staff presidenziale.