In Kosovo si rialza la tensione

Kosovo

Si alza la temperatura a confine tra Serbia e Kosovo. Una lontana ipotesi di accordo tra Belgrado e Pristina viene spazzata via da quanto accaduto nelle ultime ore nelle regioni settentrionali kosovare a maggioranza serba, dove un’operazione della Rosu (la polizia kosovara) diretta nei dintorni di Kosovska Mitrovica con dei veicoli blindati è finita in una sparatoria con gli abitanti locali che hanno riportato ferite di diversa entità. Il presidente serbo Aleksandr Vučić ha immediatamente posto l’esercito in stato di allerta, parlando di gravi violazioni da parte delle istituzioni kosovare, le quali avrebbero dato l’ordine di aprire il fuoco sui civili disarmati.

Riconoscimento reciproco lontano?

C’è da ricordare che le municipalità settentrionali del Paese godono di uno statuto speciale in quanto abitate dai pochi serbi rimasti dopo il conflitto conclusosi nel 1999, il quale ha visto l’ex regione serba del Kosovo dichiararsi indipendente grazie alle spinte della maggioritaria comunità albanese e all’appoggio della Nato. Le Nazioni Unite hanno fatto sapere che due delle persone arrestate sarebbero dipendenti Onu di cittadinanza russa. Il primo ministro kosovaro Ramush Haradinaj ha dichiarato che le operazioni della polizia si sono rese necessarie al fine di sgominare alcune bande terroristiche locali. Le operazioni della Rosu hanno seguito di poche ore le provocazioni lanciate pochi giorni fa dal presidente Thaçi, il quale si era detto pronto a completare le procedure per portare a termine l’annessione di Pristina all’Albania, parlando di ricongiungimento del popolo albanese ingiustamente diviso e avallando le preoccupazioni a riguardo delle mire espansioniste di Tirana nella regione. Le provocazioni di carattere nazionalistico continuano a minare le già flebili speranze di un percorso di riconoscimento reciproco che appare sempre meno probabile.