In Giamaica sta avvenendo una carneficina

Èspesso nota per il lussureggiante paesaggio insulare. Eppure, pochi sanno che la Giamaica nasconde, sotto il blu abbacinante del Mar dei Caraibi, una lunga scia di sangue che stenta a fermarsi. Come documenta il quotidiano statunitense The New York Times, in un Paese con tre milioni di abitanti, si contano circa 45.000 armi registrate. Ma, a fronte di un numero proporzionato, il problema, secondo la polizia locale, riguarda le cosiddette armi illegali

Armi nell'ombra

Il lavoro degli agenti giamaicani riguarda soprattutto il tracciamento delle armi. Come svela il quotidiano, infatti, i profitti legati al mondo delle armi da fuoco sono molto alti ed hanno scalzato persino quelli legati al narcotraffico: numeri importanti, che si spiegano soltanto riferendosi a un “contrabbando” di armi. Gli ostacoli a un censimento realistico risalgono alla fine degli anni Sessanta, quando il presidente Usa, Ronald Reagan, emanò una legge che, nella sostanza, proibiva un registro nazionale delle armi. A distanza di decenni, l'atto resta ancora uno scoglio da superare perché, a detta di fonti locali, è alla base del commercio “intestino” di armi, soprattutto pistole.

Agenti della polizia pattugliano i bassifondi della città giamaicana di Kingston
– Foto © Tyler Hicks per The New York Times

Pistole in affitto

Spesso le pistole sono noleggiate. Se un uomo decide di commettere un furto o, addirittura, un omicidio, paga una tassa, prende in permuta l'arma e, alla fine del “servizio”, la riconsegna al legittimo proprietario. In questo modo, le armi sono difficilmente tracciabili e, per di più, si crea una discrepanza evidente tra il numero di armi dichiarate e la frequenza con la quale vengono usate. Secondo gli agenti locali, l'arma più utilizzata nei crimini è una pistola Browning 9 millimetri: l'arma traccia una scia di sangue in molteplici casi e, spesse volte, è responsabile della morte di passanti o persone estranee alle gang. Come Clovis Cooke Jr., un giovane di 33 anni, ucciso dopo una sparatoria in un bar. Oggi a piangerlo v'è il padre, che non si capacita dell'aumento esponenziale di morti violente: “Ogni giorno questa gente uccide – ha detto piangendo al giornalista Azam Ahmed – ed ogni giorno abbiamo un nuovo dolore“.

Scambi d'identità

La violenza è un fenomeno così incontrollato nel Paese che spesso soccombono anche vittime di scambi d'identità. Secondo gli agenti sarebbe questo il caso di Jody Anna Harvey, uccisa da alcuni colpi di pistola mentre era a letto con sua figlia. Accortasi del pericolo, la donna ha coperto la piccola con il suo corpo ed è caduta sotto il fuoco. Grazie al gesto eroico della mamma, sua figlia, al contrario, si è salvata. 

Un momento delle esequie di Pauline Burke-Frazer, vittima innocente in una sparatoria in Giamaica
– Foto © Tyler Hicks per The New York Times

Ferite familiari

La criminalità nel Paese è strettamente connessa con contesti di disagio sociale. I volti dei principali sostenitori del traffico illegale di armi, infatti, sono stati vittime della stessa violenza che tuttora alimentano. Secondo quanto riporta The New York Times, per esempio, il gangster Samuda Daley, principale attore del traffico d'armi sull'isola, ha visto sua madre venire uccisa dallo zio quando era bambino. Dopo un'interruzione brusca degli studi e un lavoro in uno zuccherificio, ancora adolescente, Daley si unì alla gang Gaza: “All'inizio erano un gruppo di ragazzi che trovavano passatempi – hanno dichiarato alcuni parenti al quotidiano statunitense -, poi la povertà unita alla disperazione hanno operato una trasformazione” nel gruppo che è diventato, a tutti gli effetti, una gang criminale. Nel suo passaggio alla vita adulta, con un passato criminale sempre più consistente, Daley è diventato boss e ha cambiato nome in Occhio di falco. Durante la sua vita, nessuno ha osato testimoniare contro di lui: lo scorso aprile, il gangster è stato ucciso da un agente dopo essere stato accerchiato all'interno di un bar, intento a rapinare. 

Gang violente

Le morti causate dalle armi da fuoco nel Paese sono aumentate con l'acuirsi delle ostilità fra le varie gang. Capita frequentemente che esse provengano da un “ceppo” comune: in passato, molti dei criminali che ora si fronteggiano colpendosi a morte erano amici e la storia del gangster Daley e di Christopher Lynch, amici e in seguito acerrimi nemici, ne è un esempio. Nel loro caso, un colpo sparato da Daley verso il suo rivale non colpì Lynch, ma ferì accidentalmente una ragazzina di 14 anni colpita allo stomaco. Qualche tempo dopo, il gangster uccise, però, il padre di Daley, in un chiaro esempio di disfacimento familiare causato dalla furia criminale. Non resta che cercare di arginare il fenomeno, dunque, nell'attesa di una soluzione governativa al fenomeno.

Clovis Cooke Sr. piange suo figlio, ucciso accidentalmente da un colpo di pistola nel 2017, mentre si trovava all'interno di un bar: “Gli vorrò sempre bene e mi mancherà tutti i giorni che mi restano da vivere”
– Foto © Tyler Hicks per The New York Times