Il senato francese: “Più sforzi contro l'Isis”

Il governo non sta facendo abbastanza per contrastare la minaccia jihadista, che continua a destare “forti preoccupazioni per il futuro“. 

Il rapporto

A lanciare l'allarme sono i senatori francesi in un rapporto stilato da un'apposita commissione d'inchiesta – “sull'organizzazione e i mezzi dei servizi dello Stato per far fronte alla minaccia terroristica” dal 2014 – diretta da Bernard Cazeau (“La Republique en Marche”) e Sylvie Goy-Chavent (Unione centrista). Il documento, consegnato all'esecutivo, è stato stilato sulla base delle informazioni raccolte in sei mesi di audizioni dei principali responsabili dei servizi d'informazione e di sicurezza francesi.

La mutazione dell'Isis

La commissione ha confermato che mezzi materiali e strumenti giuridici sono nettamente migliorati negli ultimi anni, ma, secondo i senatori non bastano di fronte alla mutazione operata dall'Isis nell'ultimo periodo. “Nonostante le sconfitte registrate, lo Stato islamico non è stato distrutto e la minaccia terroristica non è scomparsa, ma è soltanto cambiata. L'organizzazione è passata alla clandestinità, entrando in una logica di resistenza, insurrezionale, optando per la strategia detta della collana di perle con cellule clandestine nei vari territori per rigenerare la sua struttura ed evitare di esporsi in un unico teatro, ben capendo che la sua immagine rappresenti uno dei massimi punti di forza” si legge nel rapporto senatoriale. A destare forte preoccupazione è anche la prossima liberazione, entro il 2020, di quasi la metà delle persone condannate per terrorismo e dell'82% di loro nel 2022. I dati sono stati diffusi ieri dal procuratore generale della Corte di appello di Parigi, Catherine Champrenault.

Proposte

Il rapporto propone 63 linee d'azione. Fra queste vi sono: aumentare le espulsioni dei cittadini stranieri radicalizzati (circa 20 mila secondo i dati ufficiali”), coinvolgere i sindaci nella lotta alla radicalizzazione, fornire assistenza a lungo termine ai minori che rientrano nella zona iraco-siriana e ai soggetti radicalizzati non detenuti, inserire il salafismo nell'elenco delle “derive settarie” stilato dalla Missione interministeriale di vigilanza.