Il Pakistan respinge la moratoria Onu sulla pena di morte

Non hanno sortito l’effetto sperato le richieste avanzate al governo pachistano da Nazioni Unite e Unione Europea per la sospensione delle esecuzioni capitali. Almeno sei militanti islamisti sono stati impiccati in Pakistan dopo l’attacco talebano del 16 dicembre contro una scuola gestita da militari nella città di Peshawar. Sono 170 i condannati in via definitiva per terrorismo su 8.000 detenuti che si trovano nei bracci della morte delle carceri in tutto il paese.

Per Islamabad,” la pena capitale per i terroristi non viola la legge internazionale”. Secondo un portavoce governativo, “il Pakistan rispetta la comunità internazionale ma il paese sta attraversando circostanze straordinarie che richiedono misure straordinarie”. Lo scorso 18 dicembre, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto oggi per la quinta volta – la prima fu nel 2007 – di porre fine all’uso della pensa di morte con il passaggio di una nuova risoluzione che invita gli Stati a stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione della pratica. La nuova risoluzione (non vincolante) era stata adottata con il numero record di 117 voti a favore, sei in più rispetto alla Risoluzione di due anni fa e il più basso dei voti contrari. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, aveva commentato su Twitter parlando di “un successo per l’Italia e i diritti umani”. Gentiloni aveva ringraziato la Comunita’ di Sant’Egidio, Amnesty International Italia e Nessuno Tocchi Caino, “parti attive della task force costituita alla Farnesina dallo scorso luglio”.