“Il commercio con il Giappone né libero né reciproco”

Non è una buona idea e gli Stati Uniti continuano a non ricevere un equo trattamento negli scambi commerciali col Paese del Sol levante”. Parola di Donald Trump, presidente degli States in visita diplomatica in Asia e protagonista, in Giappone, di un attacco frontale alle politiche economiche del suo predecessore, Obama. Un inizio scoppiettante per il Tycoon, in Oriente per sondare il terreno geopolitico e tirare importanti somme per il futuro assetto economico mondiale. Un itinerario che parte da Tokyo, dove il presidente ha incontrato il premier Shinzo Abe e la Comunità dei rappresentati d'affari degli Usa e del Giappone, in una conferenza presso la sede dell'Ambasciata americana della capitale giapponese. Ed è da qui che l'inquilino della Casa Bianca critica i rapporti commerciali instaurati con i nipponici prima del suo insediamento, lanciando velate offensive alla presidenza precedente e ventilando la possibilità di uscire dall'alleanza della Trans-Pacific partnership: “Dobbiamo fare di più. Gli Stati Uniti hanno subito un enorme deficit commerciale a favore del Giappone per molti, molti anni”.

“Vogliamo un commercio giusto”

Ma Trump resta comunque ottimista sulle prospettive future delle relazioni commerciali con Tokyo: “Vogliamo un commercio giusto e reciproco. In questo momento il nostro commercio con il Giappone non è libero né reciproco, ma so che lo diventerà”. Qualche riserva, tuttavia, il Tycoon l'ha mostrata anche sul mercato delle auto definito, sostanzialmente, come univoco: secondo il presidente, infatti, a fronte di milioni di automobili di fabbrica giapponese venduta sul mercato statunitense ogni anno, un corrispettivo nel Paese del Sol levante di fatto non esiste. A ogni modo, messe in chiaro le remore (tra le quali un surplus commerciale che, stando al Dipartimento del Tesoro, ammonterebbe alla “enorme cifra” di 69 milioni nel 2016), Trump ha definito gli attuali rapporti fra Usa e nipponici come “i migliori di sempre”.

L'addio alla Tpp

Sull'uscita dalla Tpp, però, parte integrante della sua campagna presidenziale, il presidente si è mostrato deciso, pur parlando in uno dei Paesi che maggiormente confluiscono fiducia nell'accordo stipulato con la vecchia presidenza. Per rafforzare le tesi a supporto dell'uscita, Trump ha affermato che “il Tpp non era la risposta giusta”, spiegando alla dubbiosa platea che si potrebbero avere “scambi molto maggiori nel modo in cui stiamo facendo ora e si creerà una situazione molto meno complessa”. Un punto di partenza che, certamente, presenta qualche lato controverso ma il tempo per rifletterci sopra è poco: la prossima tappa sarà la Corea del Sud.