Identificato Jihadi John, il boia sanguinario dell’Isis

E’ stata svelata l’identità di “Jihadi John”, il boia dell’Isis comparso in numerosi video degli estremisti islamici e che annuncia le esecuzioni dei prigionieri. Il suo nome è Mohamed Emwazi, ha 27 anni ed è di Londra. Secondo la Bbc che cita fonti di Scotland Yard, il ragazzo viene da una famiglia agiata della capitale inglese e dopo essersi laureato in informatica sembra abbia raggiunto la Siria nel 2012.

Jihadi John era comparso per la prima volta nel filmato del 19 agosto che mostrava l’esecuzione del giornalista americano James Foley e sembra sia sempre lui ad apparire nei successivi video del reporter Usa Steven Sotloff, del cooperante britannico David Haines, del tassista britannico Alan Henning e dell’americano Abdul-Rahman Kassig. Infine, secondo la ricostruzioni delle indagini, dovrebbe essere proprio il 27enne londinese a presiedere l’esecuzione dei due giapponesi Haruna Yukawa e Kenji Goto.

A dare la notizia anche il Washington Post che riporta le parole di uno degli amici più stretti del giovani combattente dell’Isis: “Non ho dubbi che Mohammed sia Jihadi John, per me era come un fratello, sono sicuro che sia lui”. Sul quotidiano americano viene inoltre spiegato come Emwazi abbia potuto avvicinarsi a questa realtà. Alcuni conoscenti molto vicini al ragazzo ritengono che il suo cammino di “radicalizzazione” sia iniziato dopo aver progettato un safari in Tanzania, una vacanza organizzata subito dopo la laurea. Il giovane partito con due amici, di cui un tedesco convertito all’islam e un uomo di nome Abu Talib, non riuscirono mai effettivamente a iniziare il loro viaggio in quanto una volta atterrati a Dar es Salaam vennero arrestati.

Nel 2010 poi venne fermato nuovamente dalla polizia dopo essere arrivato a Londra dal Kuwait e qui l’antiterrorismo britannico aveva preso le sue impronte digitali segnalando il suo nome sulla lista dei terroristi. A riguardo però da parte dello Scotland Yard non viene confermato quanto riportato dalla Bbc o dal giornale americano: “Abbiamo chiesto precedentemente ai media di non fare congetture sui dettagli della nostra indagine perché sono a rischio vite umane”, ha affermato Richard Walton, comandante dell’unità antiterroristica della polizia di Londra – non confermeremo l’identità di nessuno a questo punto né daremo aggiornamenti sui progressi di questa inchiesta antiterroristica in corso