“I segnali non sono del 'San Juan'”

No, non sono i segnali del sottomarino 'San Juan' quelli captati da alcuni sonar nell'Oceano Atlantico. La speranza euforica che aveva fatto seguito all'annuncio della giornata di ieri è stata gelata da un comunicato della Marina argentina, al lavoro ormai da giovedì scorso per cercare di individuare qualunque tipo di segnale dallo scafo, scomparso improvvisamente dai radar dopo che il capitano, a quanto pare, aveva segnalato un problema alle batterie: “Quei suoni non sono del 'San Juan' –  ha detto il portavoce Enrique Balbi -. Non corrispondono a quelli di un sottomarino, a un modello di quelli che dovrebbero essere i colpi fatti sulla calotta con il sistema Morse. Si tratta di un rumore costante, forse biologico”. Nella giornata di ieri, il rumore aveva fatto pensare che il sottomarino si trovasse a una profondità di circa 200 metri, nei pressi della Penisola di Valdes, distante circa 360 chilometri dalla costa. Il suono era reale ma, purtroppo, quei “colpi costanti” non erano i segnali del 'San Juan' e dei suoi 44 membri dell'equipaggio.

L'ultima segnalazione: forse un guasto

La Marina militare dell'Argentina ha messo in campo un massiccio dispiegamento di uomini e mezzi per cercare il sottomarino di 66 metri (uno dei tre a disposizione delle unità navali locali), disperso ormai da cinque lunghi giorni: 40 navi, una ventina di pescherecci e addirittura una decina di aerei stanno battendo l'Oceano Atlantico percorrendo la rotta prevista dal 'San Juan', la cui missione si sarebbe dovuta concludere domani. Al momento, però, dello scafo non si ha alcuna notizia. Nella giornata di ieri, era emerso qualche dettaglio in più sulle sue ultime ore, nelle quali il segnale era ancora presente sui radar della Marina e il suo equipaggio a portata di telefono satellitare: alle 7.30 del 15 novembre, un giorno prima della scomparsa, dall'apparecchio di bordo sarebbe partita una chiamata verso il comando nella quale si segnalava un guasto tecnico nel pannello elettrico, forse un corto circuito. A riferirlo è stato l'ufficiale Gabriel Galeazzi. A seguito di tale allerta, era stato imposto al 'San Juan' di sospendere le operazioni e fare ritorno alla base di Mar del Plata: questo solo qualche ora prima che i contatti con l'equipaggio si interrompessero in modo definitivo.

Speranze ridotte

Nel frattempo, dal comando operativo sarebbe stato confermato come le sette chiamate satellitari andate a vuoto, i cui segnali sono stati intercettati nei giorni scorsi, non fossero partite dal telefono del sottomarino. Inutili, peraltro, anche i tentativi di ricontattare l'apparecchio dal quale le chiamate (definite come un segnale “breve e di bassa intensità”) erano state effettuate. E, mentre le operazioni di ricerca proseguono fra numerose difficoltà (dal mare grosso ai venti forti), i timori per la sorte dei 44 marinai aumentano: il sottomarino aveva una scorta di ossigeno per 7 giorni qualora fosse stato costretto a rimanere in immersione; più abbondanti le scorte di cibo, le quali sarebbero di aiuto oltre la data di chiusura della missione, però, solo in caso lo scafo si trovasse in superficie.