I secessionisti in piazza a Barcellona: “Siamo una Repubblica”

La Catalogna torna a manifestare per le strade di Barcellona al grido di “Siamo una Repubblica”. Centinaia di migliaia di persone, nella serata di sabato 11 novembre, hanno sfilato nelle vie della capitale catalana per chiedere la liberazione dei secessionisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, noti come “Due Jordi”, leader delle organizzazioni Asamblea nacional catalana (Anc) e Omnium, nonché degli otto ex ministri del Govern destituito che sono ancora in prigione. La marcia, per la quale le organizzazioni sovraniste hanno noleggiato oltre 900 furgoni provenienti da diverse parti della Catalogna, si è svolta lungo la Calle Marina, luogo insolito per un corteo, che passa davanti a luoghi emblematici come la Sagrada Familia e arriva in pratica fino al lungomare. In testa al corteo, aperto da volti noti del sovranismo e familiari dei dirigenti in carcere, due striscioni sui quali si legge: “Libertà ai prigionieri politici” e “Siamo repubblica“.

La situazione in Catalogna

Come riporta 'La Stampa', la manifestazione si è svolta a poco più di due settimane dalla dichiarazione di indipendenza votata dal parlamento di Barcellona, in un quadro di devastazione istituzionale: il Govern indipendentista è stato destituito dal premier spagnolo Mariano Rajoy con i poteri speciali dell’art.155 della costituzione; il parlamento catalano è stato chiuso e il presidente Puigdemont, insieme a 4 ministri, sono in esilio a Bruxelles inseguiti da mandati di arresto e richiesta di estradizione. Il vicepresidente Oriol Junqueras e 7 ministri sono in carcere. La presidente del parlamento Carmen Forcadell è stata arrestata giovedì e rimessa in libertà il giorno dopo dietro pagamento di una cauzione di 150 mila euro. E su consiglio dei suoi avvocati non ha partecipato alla marcia. Rischia, come i 10 “detenuti politici” e lo stesso Puigdemont, 30 anni di carcere. “Siamo un monito per tutti – ha scritto dal carcere ai manifestanti Junqueras -. Se non vi sottomettete rovineremo le vostre vite”. Dal Belgio anche Puigdemont ha fatto sentire la sua voce, inviando un video con un appello “a tutti i democratici del mondo” perché accorrano in aiuto della Catalogna. 

Il voto di dicembre

Nel frattempo tutta la Catalogna, così come nell’esilio belga, si prepara alla sfida del voto del 21 dicembre. Erc, il primo partito catalano secondo i sondaggi, ha deciso di andare al voto da solo, con Junqueras capolista, e 5 ministri detenuti, o in esilio, candidati. Podemos e En Comù del sindaco di Barcellona, Ada Colau, hanno invece diffuso la lista che dovrebbe inserirsi fra unionisti e indipendentisti, probabilmente fungerà come ago della bilancia, che guiderà Xavier Domenech. Nelle prossime ore Rajoy sarà a Barcellona per lanciare il capolista Pp Xavier Albiol nel suo primo viaggio in Catalogna da quando ne ha destituito le istituzioni.