I dem accelerano: “Impeachment entro novembre”

Fissano una deadline i democratici americani che, entro novembre, sperano di poter procedere al voto per l'impeachment nei confronti del presidente Donald Trump. Di più: secondo la Cnn, i dem avrebbero segnato anche una data precisa sul calendario, ovvero quella del 28 novembre, il Giorno del Ringraziamento. Oltre quel giorno non vogliono andare i rivali di Trump e un'eventuale votazione sulla messa in stato d'accusa avverrà prima di quella data che, già di per sé importante, potrebbe acquisire ulteriore valenza a livello storico. Nel frattempo, il polverone del Kievgate sta continuando ad appesantire il clima attorno alla Casa Bianca: dopo l'addio di Kurt D. Volker, inviato speciale del Dipartimento di Stato per l'Ucraina, che ha rassegnato le dimissioni appena ventiquattro ore fa, il prossimo a rischiare di cadere dalla torre è Mick Mulvaney, capo staff alla White House e accusato dal presidente di non aver pianificato adeguatamente la strategia da adottare dopo la pubblicazione della conversazione telefonica con Zelenskij.

La difesa di Trump

Ma non c'è solo Trump al centro della bufera. L'inchiesta messa in piedi dai democratici si concentra anche sui viaggi effettuati dall'avvocato del presidente, Rudolph Giuliani, per incontrare i vari procuratori ucraini (almeno cinque), oltre che sulla sua decisione di cancellare il viaggio a Kiev previsto per la scorsa primavera e nel quale avrebbe dovuto incontrare proprio il presidente Zelenskij, un incontro fissato però prima della telefonata della discordia. Anche per questo Trump continua a ribadire di non aver effettuato alcuna pressione sul corrispettivo ucraino al fine di sfavorire Joe Biden (padre di Hunter, sul quale il Tycoon aveva chiesto a Zelenskij di indagare) nella corsa alle presidenziali 2020: “E' scandaloso quello che i democratici stanno facendo – ha scritto su Twitter il presidente – la truffa dell'impeachment… Gli unici a cui non piace la mia conversazione con il nuovo presidente ucraino sono coloro che ascoltano Adam Schiff“.

La richiesta di Castro

Intanto i democratici alzano il tiro: il candidato Julian Castro, avrebbe infatti richiesto la consegna al Congresso, da parte della Casa Bianca, del server contenente la conversazione intrattenuta dal presidente con Zelenskij, allo scopo, sembra, di verificare se vi siano o meno ulteriori telefonate di questo tenore con altri leader mondiali (si fanno i nomi del principe ereditario saudita bin Salman e, addirittura, di Vladimir Putin). Il rischio è che, al netto di quanto si appurerà, per il presidente si stia aprendo una nuova fase dell'inchiesta che, sulla strada delle presidenziali, potrebbe scombinare non poco le carte sul tavolo dei repubblicani.