Hong Kong sfida i divieti e torna in piazza

Non sono stati i divieti e nemmeno il fermo dei giovanissimi leader della protesta a scoraggiare i cittadini di Hong Kong dallo scendere in piazza per manifestare il proprio dissenso contro un'autorità che, ormai, tiene appesa a un filo la propria valenza al servizio della cittadinanza che non ha perdonato l'approvazione dell'extradion bill. Centinaia (man mano diventate migliaia) di persone sono tornate in strada, dandosi appuntamento al Southorn Playground di Wan Chai, per dar vita a un nuovo corteo nonostante l'altolà delle Forze dell'ordine per ragioni di ordine pubblico. Per aggirare l'ostacolo, gli organizzatori della manifestazione hanno parlato di un raduno religioso che, a Hong Kong, non ha bisogno di un'autorizzazione delle autorità cittadine, le quali sono immediatamente corse ai ripari rendendo off limits la zona attorno alla sede della rappresentanza cinese in città, sospendendo i trasporti pubblici nelle vicinanze, sia di superficie che di metropolitana.

Il tredicesimo weekend di protesta

Nella giornata di ieri, il weekend era iniziato in modo funesto per il coordinamento della protesta, privato dei leader Joshua Wong, Andy Chan e Agnes Chow, arrestati in relazione ai disordini delle ultime settimane anche se, per quanto riguarda il fondatore di Demosisto, erano state avanzate accuse relative alla protesta degli Ombrelli del 2014, per la quale era stato già arrestato e rilasciato proprio pochi giorni prima dell'inizio della rivolta contro l'extradition bill. I tre erano stati in seguito rilasciati dietro cauzione ma, nonostante il loro fermo, i movimenti che animano la protesta avevano deciso di scendere lo stesso in piazza, sfidando i divieti delle autorità per dar vita al tredicesimo weekend di manifestazioni. Nella giornata di ieri, inoltre, Reuters aveva rivelato che all'inizio delle proteste, la governatrice cittadina, Carrie Lam, avesse inoltrato a Pechino la richiesta di mediazione con i vertici del dissenso popolare, ricevendo però un rifiuto.