Hamas chiama all'intifada

Hamas passa dalle minacce ai fatti dopo la storica svolta di Donald Trump su Gerusalemme proclamando una nuova intifada. “Facciamo appello per una nuova intifada contro l'occupazione e contro il nemico sionista – ha detto il leader politico del movimento palestinese, Ismail Haniyeh – ed agiamo di conseguenza“. Il riconoscimento di Gerusalemme, ha aggiunto, “quale capitale di Israele è una dichiarazione di guerra nei nostri confronti”, ha aggiunto.

Appello alla rivolta

Haniyeh ha osservato che 30 anni fa, il 9 dicembre 1987, prese le mosse da Gaza la prima Intifada, ossia la rivolta delle pietre. ''Dobbiamo rilanciare dunque una lotta popolare generale'' ha affermato. ''Facciamo appello affinché domani 8 dicembre sia il giorno in cui si scatenino la collera e la intifada palestinese contro la occupazione a Gerusalemme e nella Cisgiordania. La forza che abbiamo costruito, la forza della resistenza, sarà un elemento determinante per la vittoria del nostro popolo che anela a tornare sulla sua terra''. Gerusalemme, ha aggiunto, “è la capitale del popolo palestinese. Tutta la Palestina, dal fiume (Giordano, ndr) al mare è dei palestinesi''. Haniyeh ha anche lanciato un nuovo appello ad al-Fatah affinché esca ''dal tunnel degli accordi di Oslo'', cessi la cooperazione di sicurezza con Israele e cementi la riconciliazione e la unità nazionale palestinese. In primo luogo l'Anp di Abu Mazen dovrà annullare le sanzioni economiche inflitte alla Striscia nei mesi passati, ha rilevato il leader di Hamas.

La prima intifada

La sera dell'8 dicembre 1987 un autotreno israeliano travolge un veicolo a nord di Gaza, quattro manovali palestinesi restano uccisi, altri sette sono feriti. Nella Striscia si sparge la voce che l'incidente sia stato intenzionale. L'indomani, con i funerali delle vittime, il campo profughi di Jabalya dove abitavano insorge e un'ondata di collera popolare travolge le sparute pattuglie israeliane. Le fiammate della rivolta contagiano la Cisgiordania, poi Gerusalemme. Fra la sorpresa totale dell'intelligence israeliana, ma anche della leadership politica palestinese, inizia così “l'intifada delle pietre” che nei quattro anni successivi metterà a dura prova la sofisticata macchina bellica israeliana. Alla fine la repressione sul terreno avrà il sopravvento (1600 morti palestinesi, 84 israeliani). Ma intanto i palestinesi riescono a portare alla ribalta internazionale, alla Conferenza di pace di Madrid, la lotta contro l'occupazione militare e la richiesta di uno Stato indipendente.

La svolta di Oslo

Nel 1992 gli israeliani sostituiscono Yitzhak Shamir (Likud) col laburista Yitzhak Rabin che l'anno successivo, con gli accordi di Oslo confezionati da Shimon Peres, stringe la mano a Yasser Arafat. Questo gesto segnò l'epilogo dell'insurrezione partita da Jabalya sei anni prima. I palestinesi si erano trasformati da popolo in balia di un'occupazione militare in soggetto politico capace di muoversi autonomamente nella ribalta internazione.