Haftar chiude i terminal di petrolio

Si infiamma il dialogo tra i due leader libici a due giorni dalla conferenza internazionale di Berlino, organizzata dal governo tedesco e fortemente voluta dal governo italiano per tentare di portare la pacificazione in Libia. Il premier libico Fayez al-Sarraj potrebbe disertare la Conferenza e decidere di inviare solo una delegazione di Tripoli. Lo riferisce in un tweet Libya al-Ahrar, una tv basata a Doha, in Qatar, citando “Fonti speciali del Consiglio presidenziale” secondo le quali “il presidente del Consiglio, Fayez al-Sarraj, potrebbe non andare a Berlino e inviare solo una delegazione del Governo di accordo” nazionale. Intanto Khalifa Haftar ha scritto una lettera al presidente russo Vladimir Putin in cui chiama “mio caro amico” il leader del Cremlino, lo ringrazia per “gli sforzi” della Russia per la pace, e si dice pronto a tornare in Russia per continuare a discutere di una soluzione pacifica al conflitto in Libia. Lo riporta Ansa citando fonti del Cremlino.

Mezzaluna petrolifera 

La Compagnia petrolifera nazionale libica (Noc) sta impartendo disposizioni per la chiusura dei terminal petroliferi di Ras Lanuf, Brega e al Sidra, nell'est del Paese, ipotizzando “cause di forza maggiore”. L'ordine, si legge in un post sulla pagina Facebook della Noc, è arrivato da Haftar che comanda l'est della Libia compresa l'importante mezzaluna petrolifera di bloccare i porti e gli impianti di petrolio della Cirenaica. I due comandanti haftariani che avrebbero “ordinato ai dipendenti dei terminal petroliferi di sospendere le esportazioni”, si legge su Tgcom24, sono Naji Al-Maghrabi, capo delle Guardie degli impianti petroliferi (Pfg), e un non meglio precisato “comandante della sala operazioni della Sirte”. Fedeli di Haftar ieri avevano chiuso il terminal di Zueitina, nell'est del golfo della Sirte e “hanno minacciato di bloccare le esportazioni di tutti i terminal petroliferi nel Paese”. La produzione di petrolio verrebbe ridotta di “almeno 700mila barili al giorno” per un valore di “oltre 47 milioni di dollari” quotidianamente, scrive l'emittente Libya al-Ahrar sul proprio sito. L'Organizzazione delle Nazioni Unite in Libia esprime “profonda preoccupazione per gli attuali sforzi per interrompere o compromettere la produzione di petrolio” nel Paese. “Questa mossa avrebbe conseguenze devastanti prima di tutto per il popolo libico che dipende dal libero flusso di petrolio – si legge in un comunicato dell'Unsmil (Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia) – e avrebbe effetti terribili per la situazione economica e finanziaria già deteriorata del Paese”. L'Unsmil reitera “l'importanza di preservare l'integrità e la neutralità della National Oil Corporation”.

I punti della conferenza di Berlino

Secondo l'emittente panaraba Al Arabiya, domenica prossima alla conferenza internazionale di Berlino si parlerà di: unificazione delle istituzioni esecutive, legislative e militari libiche; sanzioni per chi facilita la guerra in Libia; la creazione di una forza di sicurezza militare unificata per combattere il terrorismo; stretta sulle vendita delle armi alle fazioni libiche. Citando sue fonti, l'emittente panaraba parla anche di pressioni europee per congelare l'accordo tra la Turchia e Sarraj. “Domenica a Berlino ci si metterà tutti intorno a un tavolo e si esce da lì se c'è un accordo sul cessate il fuoco e non si inviano più armi in Libia: solo così potremo fermare il rischio terrorismo davanti alle nostre coste”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in un'intervista a Studio Aperto sulla crisi libica.