Guterres: “Il governo rispetti gli accordi”

Un bilancio di almeno 7 morti quello della giornata di protesta nella Repubblica democratica del Congo, con la marcia pacifica dei cattolici di Kinshasa repressa duramente dal governo del presidente Joseph Kabila. Alcune fonti, come Al Jazeera, riportano di nuove manifestazioni andate in scena nella capitale, nonostante il divieto posto dal leader del Paese, con la stessa motivazione di 24 ore fa: richiedere le dimissioni del presidente, il cui mandato è già scaduto più di un anno fa. Kabila, strappando un accordo firmato sotto l'egida dei vescovi, aveva promesso elezioni entro il 2017: ora il 2017 se ne è andato, con il capo di governo a posticipare il voto di un ulteriore anno, a dicembre 2018. Una decisione che ha incontrato il dissenso della popolazione e, in particolare, della comunità cattolica la quale ha organizzato manifestazioni che, in alcuni casi, sono state fermate con la forza.

L'appello di Guterres

A distanza di appena un giorno dagli spari sulla folla a Kinshasa, il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, si è rivolto al governo congolese lanciando un appello alla moderazione, dicendosi preoccupato per via delle violente repressioni messe in atto dalle forze di sicurezza: “Il segretario generale – ha spiegato un suo portavoce – chiede al governo e alle forze di sicurezza nazionali di esercitare moderazione e sostenere il diritto del popolo alla libertà di parola e alla pacifica assemblea”. Guterres si è detto convinto di come “l'unica via percorribile per lo svolgimento delle elezioni, il trasferimento pacifico del potere e il consolidamento della stabilità” sia che ogni parte politica si attenga agli accordi presi nel 2016, impegnandosi per il loro mantenimento.

Gli scontri

Al momento, però, la situazione non sembra destinata a cambiare nell'immediato: al termine della giornata di ieri, sarebbero state almeno 120 le persone tratte in arresto fra i dimostranti, 12 delle quali sono i giovani chierichetti che aprivano uno dei cortei cattolici nella capitale Kinshasa, dove le Forze dell'ordine sono arrivate a compiere un'irruzione all'interno della cattedrale di Notre-Dame, dove molti fedeli si erano radunati in preghiera, usando dei gas lacrimogeni. In tutto, sono state 150 le parrocchie che hanno partecipato alle manifestazioni, con l'intento di richiedere il rispetto dell'accordo del 2016 e lo svolgimento, nel più breve tempo possibile, di elezioni. Per ora, l'unico risultato ottenuto dalla richiesta di democrazia è stata una feroce repressione e un bilancio complessivo di una decina morti.