Gravi accuse Onu a Israele

I  soldati israeliani che durante le grandi proteste al confine con la Striscia di Gaza hanno aperto il fuoco contro i manifestanti uccidendo più di 100 persone, potrebbero aver commesso crimini di guerra. Lo dicono gli investigatori delle Nazioni Unite

Il dossier

Un rapporto ad hoc della Commissione d'inchiesta Onu è stato consegnato a Ginevra a Michelle Bachelet, l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il dossier è stato redatto a seguito della morte di 189 persone – fra cui 35 bambini – e del ferimento di altre 9mila nel corso delle manifestazioni iniziate lo scorso 30 marzo. 

Accuse

“La commissione ha fondati motivi per ritenere che durante la Grande Marcia di Ritorno, i soldati israeliani abbiano commesso violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario“, ha affermato il presidente della commissione, Santiago Canton. “Alcune di queste violazioni possono costituire crimini di guerra o crimini contro l'umanità e devono essere immediatamente investigate da Israele”.

Le manifestazioni

Decine di migliaia di persone hanno partecipato, durante i “venerdì della collera“, alle proteste andate in scena lungo la barriera di confine che separa Israele da Gaza, governata dagli estremisti palestinesi di Hamas. Durante le manifestazioni veniva contestato il blocco economico imposto da Tel Aviv nei confronti della Striscia e, contestualmente, si reclamava la “proprietà” dei territori dove è sorto lo stato di Israele, a 70 anni dalla creazione dello Stato ebraico e dalla contestuale espulsione di numerosi palestinesi. 

Attacchi

Alcuni dei dimostranti hanno tentato di prendere d'assalto la barriera e di forzare posti di blocchi. Altri hanno fatto rotolare le gomme in fiamme verso la recinzione, hanno tolto il filo spinato steso dai militari israealiani, fatto volare aquiloni incendiari verso lo Stato ebraico per volare in Israele o lanciato pietre contro le forze di sicurezza israeliane dall'altra parte della barriera.