Golfo di Oman, il giallo delle petroliere in fiamme

Secondo alcune fonti si tratterebbe addirittura di siluri ma, al momento, di certo c'è solo un dato: due petroliere sono andate a fuoco nel Mare di Oman, costringendo gli equipaggi all'evacuazione e generando quasi subito un nuovo caso internazionale, dopo quanto accadde un mese fa nel Golfo Persico a quattro mercantili. Nel dibattito sulle cause del doppio rogo è intervenuto quasi subito il Giappone, con il quale una delle due petroliere avrebbe avuto dei collegamenti, con il ministro del Commercio Hiroshige Seko non ha esitato ad affermare che le due navi “nel Golfo di Oman sono state attaccate”. Più tardi, la Cpc Corporation di Taiwan, che aveva noleggiato l'altra imbarcazione, ha alzato il tiro affermando addirittuar che gli scafi delle petroliere sarebbero state colpiti da un siluro, versione supportata anche dal quotidiano Telegraph e che ha destato l'attenzione della Comunità internazionale, già in stato di allerta dopo quanto accaduto un mese fa.

Il caso

Nel caso dei mercantili nel Golfo Persico (a proposito dei quali, al Consiglio di sicurezza dell'Onu, gli Emirati avevan parlato di atti “sofisticati e coordinati” di sabotaggio), la questione era stata circoscritta alla delicata situazione fra Stati Uniti e Iran, visto che ad andarci di mezzo erano state anche due imbarcazioni saudite. Stavolta, però, il quadro sembra più complesso, anche perché i misteriosi incidente sono avvenuti mentre il premier giapponese, Shinzo Abe, sta effettuando una visita diplomatica in Iran, come spiegato anche dal ministro degli Esteri di Teheran, Javad Zarif: “I riferiti attacchi ai cargo legati al Giappone sono avvenuti mentre il premier nipponico sta incontrando il leader supremo dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, per colloqui approfonditi e amichevoli. Dire che è sospetto non è abbastanza per descrivere ciò che probabilmente è successo questa mattina. Il Forum di dialogo regionale proposto dall'Iran è imperativo”. La Marina militare dell'Iran, peraltro, è intervenuta assieme a quella degli Stati Uniti in soccorso degli equipaggi (un totale complessivo di 44 uomini, nessuno dei quali sarebbe rimasto ferito), imbarcati da una nave di Teheran. Anche il comandante della Marina Usa, Joshua Frey, ha sostenuto l'ipotesi dell'attacco anche se, al momento, non ha fornito ulteriori informazioni circa possibili responsabilità. Decisamente più accusatorio il tono del segretario di Stato Mike Pompeo che, nel mirino, ha messo proprio l'Iran: “Sono loro i responsabili, per colpire gli alleati degli Stati Uniti. Gli spudorati attacchi nel Golfo di Oman fanno parte di una campagna dell'Iran per aumentare le tensioni e creare sempre più instabilità nella regione. La risposta sarà economica e diplomatica”. Dichiarazioni pesanti, per le quali si è esposta la Russia, predicando calma: “Nessuno ha informazioni sulle cause di questi incidenti – ha detto il portavoce del presidente, Dimitri Peskov – e cosa ci sia dietro e quindi non si possono trarre conclusioni avventate”

Mentre si allarga a macchia d'olio il giallo attorno alle navi, la notizia dell'accaduto ha fatto schizzare i prezzi del petrolio, portandoli rapidamente a un +4%. Non un caso, visto che il luogo degli incidenti si trova a non molta distanza dallo strategico Stretto di Hormuz, collegamento naturale verso il Golfo dell'Iran e, quindi, verso i Paesi dove si trovano i principali snodi petroliferi.