Gli eroi americani tornano a casa, Trump: “Grazie Kim”

I resti di 55 soldati Usa caduti durante la guerra di Corea (1950-1953) sono tornati a casa, come previsto dagli accordi tra il presidente Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un nello storico vertice del 12 giugno a Singapore.

Ringraziamento

“Grazie al presidente Kim Jong Un per aver mantenuto la parola e avviato il processo per il rimpatrio dei resti dei nostri grandi e amati caduti scomparsi – ha twittato Trump -. Non sono affatto sorpreso che tu abbia intrapreso questa buona azione. Grazie anche per la tua bella lettera, non vedo l'ora di vederti”. Il presidente Usa non specifica a quale lettera si riferisca ma lascia intendere di aver ricevuto una missiva dal leader di Pyongyang in occasione della cerimonia organizzata a Pearl Harbour per accogliere le spoglie dei soldati americani. 

Cerimonia

I resti dei militari sono partiti dalla base di Osan, in Corea del Sud, all'interno di 55 bare avvolte nella bandiera stelle e strisce. A Pearl Harbour (Hawaii) le celebrazioni per il rientro si sono svolte alla presenza del vicepresidente Mike Pence e dei familiari delle vittime. Pence ha assicurato che gli Usa “non interromperanno mai gli sforzi per consentire il ritorno a casa di tutti gli eroi dispersi”. “Stiamo dimostrando che questi eroi non sono mai stati dimenticati. Mio padre, il tenente Ed Pence, ha combattuto nella guerra di Corea. Ci ha lasciato 30 anni fa, ma diceva sempre che i veri eroi erano quelli che non erano tornati a casa”.

Identificazione

Ora gli esperti americani cercheranno di identificare le 55 vittime con le prove del Dna (nella base c'è un laboratorio specializzato) ma le operazioni potrebbero durare diversi mesi o addirittura anni, mentre si attende di riprendere le ricerche per i circa 5.300 americani che non sono mai più tornati a casa. Secondo il Pentagono più di 35mila soldati Usa morirono nella penisola coreana durante la guerra, 7.700 sono ancora considerati dispersi, 5.300 dei quali a nord del 38mo parallelo.