Giallo sulla sorte del leader dell’Isis Al Baghdadi. Ucciso il suo braccio destro

Non è ancora chiara la sorte del leader dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi. Vivo ma ferito, ricoverato in un ospedale-bunker e ancora in grado di guidare i suoi miliziani della Jihad oppure in fin di vita, o forse addirittura già morto: la sorte del Califfo, sulla cui testa è stata messa una taglia da 10 milioni di dollari, è al centro di un giallo che riporta l’attenzione sulla campagna aerea della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti.

La tv satellitare al Arabiya conferma la morte di un ulteriore stretto collaboratore di al Baghdadi a seguito del raid compiuto venerdì scorso da aerei Usa contro la cittadina di Qaim, alla frontiera irachena-siriana. La tv pubblica la foto di Auf Abdulrahman al Afri, conosciuto con il nome di Abu Saha, un collaboratore che “accompagnava sempre al Baghdadi senza mai lasciarlo”. L’emittente saudita, citando Hashim al Hashimi, esperto di terrorismo iracheno, afferma che “Abu Saha è il più importante esponente dell’organizzazione e che si dà per certa la sua morte assieme ad altri 20 presi di mira nello stesso raid”. Secondo al Arabiya, Abu Sija era responsabile dei prigionieri in mano all’Is, è ritenuto uno dei 20 più importanti esponenti dell’organizzazione terroristica e risponde direttamente all’autoproclamato ‘califfo’.

Oggi, poco prima delle 14, su Twitter è apparso un post che annuncia la morte di al Baghdadi. A cinguettare, un account di dubbia autenticità, creato appena due ore prima, che si definisce “ufficiale” e che parla a nome “del ministro degli Esteri iracheno, Ibrahim al-Jaafari”. Scritto in lingua inglese (all’attivo solo tre tweet), vi si legge: “Il governo iracheno annuncia ufficialmente che il leader dell’Is, Abu Bakr al Baghdad, è stato ucciso sabato nella città di Qaim (Iraq)”. Inoltre il sito al quale rimanda  è irfad.org, il portale di un’organizzazione di ricerca, e non un sito governativo.