Giallo Assange: espluso o no?

La notizia è rimbalzata alle prime ore del mattino: l'ambasciata dell'Ecuador a Londra si appresta a espellere il fondatore di Wikileaks, Julian Assange e ha già raggiunto un accordo con il governo britannico per il suo arresto. 

L'accusa

Wikileaks, in particolare, ha accusato via Twitter nella notte l'attuale presidente ecuadoriano, Lenin Moreno, di voler espellere Assange nel giro “di giorni se non di ore” con l'alibi di presunte violazioni degli impegni presi dal giornalista rifugiato in cambio della concessione dell'asilo. E della diffusione a lui attribuita di foto e dati sulla famiglia Moreno. Vicenda in cui l'organizzazione nega peraltro di essere coinvolta, avanzando il sospetto che Moreno voglia in realtà vendicarsi della pubblicazione recente di documenti su un presunto scandalo di corruzione e su un presunto trasferimento d'ingenti somme in paradisi fiscali nel quale il presidente e suoi familiari risulterebbero pesantemente implicati. Cogliendo l'occasione per provare a liberarsi di un “ospite” scomodo, ereditato dal predecessore Rafael Correa, e insieme creare una diversione mediatica per distogliere l'attenzione dallo scandalo.

Nessun segnale

Un anonomo funzionario del governo ecuadoregno, poco dopo, ha fatto però sapere che nessuna decisione sarebbe stata presa sulla sorte di Assange. Nel frattempo decine di telecamere e di reporter si sono presentati davanti alla sede dell'ambasciata per cercare di ricostruire la vicenda. Anche se dall'edificio diplomatico non arriva alcun segnale concreto su un'imminente espulsione del fondatore di Wikileaks.