“Gerusalemme? Un favore al terrorismo”

Quella di Trump è una decisione che da al terrorismo l'opportunità di ripartire”. A lanciare l'allarme sulle possibili conseguenze del riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli Stati Uniti è l'ambasciatrice palestinese in Italia, Mai Alkaila, intercettata da In Terris, secondo cui la Casa Bianca, con questo annuncio, rischia di minare “25 anni di sforzi per la pace tra Israele e Palestina”.

Ambasciatrice, dopo il riconoscimento di Gerusalemme, Trump ha fatto appello ai palestinesi affinché il processo di pace continui. Cosa rispondete?

“Il presidente americano non è nelle condizioni di rivolgere appelli a nessuno. Così facendo non ha solo mancato di rispetto al popolo palestinese, ma anche ai diritti umani e alla legge internazionale e, in particolare, alla soluzione dei 'due Stati', che prevede Gerusalemme est come capitale dello Stato Palestinese. E, infatti, non solo i palestinesi hanno criticato e respinto questa decisione, ma anche tutto il mondo arabo, la Russia, l'Unione europea e la Cina. Trump, in qualità di capo dell'amministrazione americana, ha dimostrato di non essere neutrale e di non considerare minimanente il ruolo del diritto e della politica internazionale. Stupisce che questa decisione sia stata adottata dal capo di uno Stato che si dice portatore di valori di democrazia e libertà”. 

L'Ue ha criticato questa decisione. Pensa che Bruxelles possa sostituire Washington nel ruolo di principale interlocutore in Medio Oriente?

Credo che l'Europa possa svolgere un ruolo importante nel processo di pace, a patto che, riconosca l'esistenza di uno Stato Palestinese e, di conseguenza, Gerusalemme est come nostra capitale. Si tratta di un'opportunità che devono avere il coraggio di cogliere”. 

Quale appello rivolgete alla comunità internazionale e in particolare all'Onu?

“Considero positiva la reazione di Antonio Guterres all'annuncio di Trump. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha ribadito che la soluzione dei due Stati è l'unica possibile. Pensiamo che le Nazioni Unite dovrebbero prendere provvedimenti. Credo anche che questa possa essere un'opportunità sia per l'Onu che per l'Ue per prendere la leadership nel processo di pace, portando avanti l'attuazione delle risoluzioni e, più in generale, i negoziati fra Israele e il mondo arabo”.