Fca ritira la proposta a Renault, crollo a Wall Street

Niente fusione fra Fca e Renault: il consiglio d'amministrazione della casa di produzione francese, infatti, ha deciso di rinviare a tempo indeterminato (su richiesta dello Stato) il “matrimonio” con l'azienda italo-americana che, a sua volta, ha ritirato la proposta di fusione, riportata in modo lapidario su una nota diffusa dal Cda. Risultato, oltre al mancato accordo e all'accantonamento (non si sa quanto provvisorio) dell'idea di un super-asset internazionale, anche il crollo immediato dei titoli Fiat Chrysler automobiles a Wall Street: addirittura -3,71% in fase di contrattazioni after hours. L'azienda, da parte su,a “continua a essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti”. A ogni modo, almeno per il momento, Fca prende atto che “non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo”.

Il ruolo degli azionisti

Come il segno negativo a Wall Street, altrettanto immediata l'analisi del gran rifiuto, al termine di una giornata intensa per i vertici di Renault, riuniti da sei ore per dare una risposta definitiva alla proposta di fusione. Al di là del ruolo giocato dallo Stato francese che, secondo Renault, ha manifestato il preciso auspicio di “rinviare il voto a un consiglio ulteriore”, l'attenzione resta puntata su Nissan che, stando a quanto avanzato da alcuni organi di stampa (fra i quali Bloomberg), sarebbe stata tutt'altro che convinta dall'ipotesi di fusione, rendendo concreto il rischio di rottura in caso si fosse andati avanti. In qualche modo, i due fattori sarebbero collegati: il temporeggiamento chiesto dalla Stato francese, infatti, deriverebbe proprio dai piedi puntati dei rappresentanti Nissan presenti nel Consiglio d'amministrazione di Renault. Una svolta in parte inattesa, laddove il matrimonio sembrava, se non cosa fatta, comunque abbastanza indirizzato al lieto fine. In realtà, a ben vedere, qualche dubbio era stato avanzato non solo in virtù dell'opinione Nissan in tema di fusione ma anche sulla stessa valenza dello Stato, che di Renault è azionista al 15,01%, nei processi decisionali della casa di produzione francese, peso specifico che, con un'eventuale fusione, sarebbe sceso sensibilmente a livello azionistico. Impasse citato, più o meno direttamente parlando di “condizioni politiche”, anche nella nota di Fca.