ELEZIONI IN UZBEKISTAN: KARIMOV VERSO IL 26° MANDATO

L’Uzbekistan si prepara alle elezioni presidenziali del 29 marzo, ma sembra ci siano pochi dubbi sugli esiti. Infatti sembra che rimarrà in carica Islam Karimov, alla guida del Paese dal 1989. La consultazione popolare vede anche la partecipazione di altri 3 candidati, che però non rappresentano una reale sfida a quello che gli uzbeki chiamano “podishoh”, ovvero “il re”. Il Paese asiatico è ritenuto tra i più repressivi al mondo, con condizioni dei diritti umani “tremende”, a detta delle Ong.

L’appuntamento elettorale segue le elezioni parlamentari dello scorso 21 dicembre, che secondo il monitoraggio Osce si sono svolte in maniera regolare, con una gestione competente da parte della Commissione elettorale centrale ed una trasparenza maggiore rispetto al passato, anche se mancava una reale competizione politica tra i partiti, tutti più o meno d’accordo sui temi di politica interna ed estera.

A chiarire la situazione è l’attivista dell’organizzazione Ezqulik alla Bbc, Abdurakhmon Tashanov, il quale afferma che le forze in campo “concorrono solo per creare un senso di democrazia”. Infatti, anche i rivali di Karimov non sembrano avere uno spirito di critica verso il capo di Stato uscente: le campagne elettorali si sono basate tutte sul concetto di “continuare lo sviluppo del Paese” e “mantenere l’attuale ritmo di crescita economica”, anche se nonostante la ricchezza mineraria di gas naturale, petrolio e oro le riforme economiche procedono con estrema lentezza e il Paese è continuamente alle prese con la povertà e disoccupazione.

Il sentimento degli elettori verso la politica è di indifferenza, con molti che continueranno a votare Karimov perché “nessuno può fare meglio di lui”, ma anche perché “ormai siamo abituati a lui, non oso immaginare nessun altro al suo posto”. Ma anche l’èlite politica nazionale ha intenzione di mantenere il vecchio leader al potere il più a lungo possibile: questo garantirebbe un sistema che converte le risorse statali in ricchezze private, il potere centrale fornisce loro protezione in cambio di sostegno politico.