Elezioni in Libia, giallo sull’accordo tra Serraj e Haftar

E’ giallo sul raggiungimento di un accordo tra Tripoli e Tobruk per lo svolgimento delle elezioni parlamentari e presidenziali nel febbraio 2018. Se da una parte l’agenzia ufficiale egiziana Mena dà per fatta l’intesa a seguito dei colloqui indiretti tra il premier libico Fayez Al Serraj e il generale Khalifa Haftar, dall’altra il portale Libya Herald cita fonti vicine all’ex generale gheddafiano per sostenere che l’ufficiale non ha accolto la proposta.

L’annuncio

La Mena, nel suo servizio arabo, precisa di citare “un comunicato pubblicato al termine di riunioni che si sono tenute con il presidente del Consiglio presidenziale, Fayez Serraj, il presidente della Camera dei rappresentanti, Aqila Saleh, e il comandante dell’Esercito, Khalifa Haftar”. Ieri una fonte ufficiale di Tobruk, dove è insediato Haftar, aveva riferito che il generale si era rifiutato di incontrare Sarraj.

La situazione

Sarraj ha l’appoggio dell’Onu e di parte della Comunità internazionale tra cui l’Italia, ma il suo governo di unità nazionale non sta ottenendo la fiducia del parlamento insediato a Tobruk perché l’attuale “accordo politico” su cui si basa l’esecutivo attribuisce a Serraj il diritto di nomina dei vertici militari, mentre una maggioranza della Camera dei deputati (Hor) vuole riconoscere un ruolo determinante ad Haftar.

La richiesta

Tarek al-Jaroushi, componente della Commissione sicurezza nazionale e difesa del Parlamento di Tobruk, ha affermato che il generale e il parlamento vogliono un cambio del consiglio presidenziale guidato dal premier e una modifica dell’accordo politico tale da conferire ad Haftar la guida delle forze armate. Lunedì il portavoce del Consiglio presidenziale, Ashraf Al Tulty, aveva previsto “molto presto” importanti annunci e nelle ultime ora ha ribadito che un’intesa con Sarraj potrebbe creare una “svolta di 180 gradi della crisi libica”.

Fazioni

In vista del quinto anniversario della Rivoluzione libica iniziata il 17 febbraio del 2011 e che portò alla caduta del regime del colonnello Muammar Gheddafi, ma anche all’inizio dell’instabilità ancora perdurante, il Paese è diviso fra le milizie che appoggiano Serraj insediato a Tripoli e quelle più o meno inquadrate militarmente che sostengono Haftar. Il quadro della Libia però è molto più complesso e si sta notando un particolare attivismo dell’ex-premier e terzo incomodo Khalifa al-Ghwell, il cui ufficio stampa – a nome del “Governo di salvezza nazionale“, sta addirittura diramando inviti per una cerimonia di un’inaugurazione del ricostruendo aeroporto internazionale di Tripoli. Per l’Italia, un accordo fra Tripoli e Tobruk, fra Serraj e Haftar, sarebbe importante perché darebbe a Roma una controparte unica con cui impostare la lotta al traffico di essere umani.