“Ecco perché Kim fece uccidere il fratellastro”

Kim Jong-nam, il fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong-un ucciso in Malesia nel 2017, era un probabilmente un informatore della Cia. Lo scrive il Wall Street Journal citando una fonte anonima, definita “persona informata dei fatti”. 

Il personaggio

Il fratello del dittatore, riporta ancora il quotidiano, durante il soggiorno in Malesia si sarebbe incontrato con un suo contatto all'interno dell'intelligence Usa, anche se non era probabilmente quello l'unico motivo del viaggio nel Paese del sudest asiatico. Kim Jong-nam, che secondo le intenzioni del padre – l'ex leader supremo Kim Jong-il – avrebbe dovuto prendere il suo posto, tuttavia era da tempo caduto in disgrazia e costretto all'esilio. Tanto che, ha spiegato ancora la fonte, “secondo diversi ex funzionari Usa era improbabile che una persona costretta a vivere lontana dalla Corea del Nord e fuori dai giochi di potere a Pyongyang potesse essere in grado di fornire informazioni sui meccanismi interni al regime”. E tuttavia egli risultava in contatto con gli apparati di sicurezza di diversi Paesi, Cina compresa. 

Il libro 

Il contenuto dell'articolo del Wsj sembra confermare quanto sostenuto da Anna Fifield – caporedattrice da Pechino del Washington Post – nel libro  “Il Grande successore“. “Kim Jong-nam – scrive la giornalista – divenne un informatore della Cia, nonostante il fratellastro considerasse il parlare con gli americani un atto di tradimento… Jong-nam fornì loro informazioni, incontrandoli a Singapore o in Malesia”. Il volume racconta e che, durante l'ultima spedizione in Malesia, le telecamere di sicurezza lo immortalarono insieme a un uomo dai tratti asiatici poi identificato come un'agente della Cia. Non solo, nella zaino i Jong-nam furono trovati 120mila dollari in contanti, forse il compenso per informazioni fornite. Della sua morte sono state accusate due donne, che si sarebbero spalmate sul volto il Vx, un'arma chimica vietata. Usa e Corea del Sud hanno sostenuto che l'omicidio sarebbe stato ordinato da Kim Jong-un per le critiche di Jong-nam al potere esercitato in modo dinastico nel suo Paese. Pyongyang ha però sempre negato.