Diffuso il video dell'irruzione al Mandalay

Sono passati 7 mesi da quando Stephen Paddock, il 64enne che, da una stanza del Mandalay Bay di Las Vegas, prese di mira con un fucile automatico i partecipanti di un concerto di musica country, organizzato proprio ai piedi dell'imponente struttura ricettiva del Nevada. Una strage che fin da subito è apparsa premeditata, crudele, messa in atto da un uomo definito normale ma che, in modo alquanto lucido, ha occupato intenzionalmente una camera di quell'albergo e, dopo essersi barricato all'interno, ha iniziato a sparare sulla folla, sopra le vibranti note della band in quel momento sul palco tanto che, almeno inizialmente, non tutti erano riusciti a comprendere cosa stesse accadendo. C'erano 22 mila persone al Mandalay, 58 vennero uccise da Paddock prima che gli agenti riuscissero a fermarlo, altre 700 rimasero ferite. Oggi, per la prima volta, il dipartimento di Polizia di Las Vegas ha rilasciato un filmato, girato dalle telecamere in dotazione agli uomini che effettuarono il blitz, nel quale viene mostrato il momento in cui la porta di quella stanza venne sfondata per porre fine alla carnerficina.

Il filmato

Paddock si era già ucciso quando la squadra fece irruzione nella sua camera. Morto suicida, come i due di Columbine, dopo aver provocato quella che è stata definita, per numero di morti e feriti, la peggiore strage con armi da fuoco mai accaduta negli Stati Uniti. In alcuni estratti del video, registrato dalle videocamere portate dagli agenti Bitsko e Newton, è possibile vedere l'ingresso degli agenti dal corridio del Mandalay, al 32esimo piano, alla suite occupata dal killer proprio mentre una voce pronunciava in rapida successione, per tre volte, la parola “Breach” (“breccia”). Nei concitati momenti seguiti all'abbattimento della porta, è possibile udire gli agenti scambiarsi indicazioni sui luoghi da controllare più a fondo: “Fammi controllare sotto il letto” o “Guarda in questi armadi”. Non presenti, invece, le immagini che avrebbero dovuto riprendere l'abbattimento della porta, poiché l'agente che fece fuoco aveva la telecamera spenta.

Movente sconosciuto

Nel filmato, il momento dell'individuazione del corpo di Paddock è sfocato e, a ogni modo, questo breve estratto video (al quale pare ne seguiranno altri) non aiuta a chiarire cosa abbia spinto l'uomo a imbracciare ben 47 armi da fuoco e a prendere di mira l'immensa folla radunata sotto la sua finestra al 32esimo piano. I suoi familiari, già all'indomani di quell'1 ottobre 2017, dissero che Stephen era un uomo normale, insospettabile. Eppure Paddock un piano lo aveva studiato, preparato nei dettagli e messo in atto con ferocia e determinazione, fino a compiere il gesto estremo del suicidio. Supposizioni che, però, non hanno mai chiarito (e probabilmente mai chiariranno) i motivi per cui “un uomo normale” abbia deciso di macchiare di sangue una serata di festa, quella del “Route 91 Festival”.