Damasco schiera le truppe contro la Turchia

Le prime truppe di Damasco sono entrate a Tal Tamr, cittadina siriana a una ventina di km dal confine turco, per “contrastare l'aggressione della Turchia”: lo afferma l'agenzia di stampa ufficiale siriana Sana, senza fornire altre precisazioni. Sana dice che però la popolazione locale ha dato il benvenuto ai soldati, schierati dal governo siriano in seguito all'accordo con le milizie curde per contrastare l'offensiva turca.

I raid sui civili

L'aviazione militare turca ha colpito uno dei presidi sanitari di emergenza della Mezzaluna Rossa Curda (Krc) a Serekanyie/Ras Al Ain. Due medici sono stati feriti e le ambulanze di Krc e Upp (la Ong italiana “Un ponte per”), sono state danneggiate. La Mezzaluna Rossa curda ha fatto sapere che “il punto di assistenza medica è stato evacuato. Non è la prima volta che il nostro team è preso di mira nelle ambulanze. Al momento non siamo in grado di raggiungere Serekanyie/Ras Al Ain perché le ambulanze sono sotto tiro”. Lo denuncia la Ong italiana “Un ponte per” (Upp), attualmente presente nel Nord-Est della Siria.

Atto inaccettabile

“Un atto inaccettabile, contrario al diritto umanitario”, denuncia l’ong. In particolare ad essere stato distrutto è un Trauma stabilization point (Tsp), necessario per intervenire con prontezza su fronti di emergenza come quello attuale in Nord-Est Siria. Il Tsp consente ai medici di intervenire sulle persone ferite nel minor tempo possibile, stabilizzarle e solo in seguito trasferirle negli ospedali più vicini, risparmiando tempo prezioso e garantendo a molte vite di essere salvate. “Colpire le strutture mediche, il personale medico-sanitario, gli operatori umanitari è una gravissima violazione del diritto umanitario e delle Convenzioni di Ginevra – ribadisce Upp su Sir -. Si tratta di un atto inaccettabile, che mette a serio rischio la possibilità di continuare a fornire cure e assistenza ai civili che in queste ore ne hanno bisogno”. Upp, insieme alla Krc, chiede che “ogni misura sia intrapresa perché la Turchia includa nella lista degli obiettivi non militari i presidi sanitari, gli ospedali e le ambulanze, cosa che ad oggi non ha fatto”. Il presidio sanitario colpito oggi non è il primo obiettivo civile dell’attacco turco. Tra venerdì e domenica sono state colpite 2 scuole a Tel Abyad e 2 chiese a Qahtaniya, 2 ospedali a Serekanye/Ras Al Ain e Kobane, 1 panificio a Qamishlo, una colonna di civili che avanzava da Raqqa verso Tel Abiad, mentre il 10 ottobre era stato preso di mira il principale deposito d’acqua dell’area di Hassakeh, necessario a rifornire la popolazione e servire gli ospedali della zona. “Se niente verrà fatto per fermare tutto questo, sarà impossibile – conclude Upp – continuare a sostenere la popolazione e portare l’aiuto umanitario necessario in queste ore”. Ieri, la Mezzaluna Rossa curdo-siriana, in un comunicato diffuso dalla stessa organizzazione, ha affermato che nelle ultime 72 ore sono stati uccisi almeno 60 civili, tra cui 7 donne e sei minori.