Da Strasburgo una risoluzione sulle relazioni future

L'Europarlamento ha approvato una risoluzione che propone un accordo di associazione come possibile quadro per le future relazioni tra Ue e Regno Unito dopo la Brexit.

I punti

Il documento, varato con 544 voti favore, 110 voti contrari e 51 astensioni, sancisce che un accordo di associazione tra l'Ue e il Regno Unito “potrebbe fornire il quadro adeguato per le loro future relazioni, tenendo in considerazione i limiti annunciati dal governo britannico“. Secondo Strasburgo i futuri rapporti tra Ue e Regno Unito dovrebbero fondarsi su quattro pilastri: Relazioni economiche e commerciali (accordo di libero scambio) Sicurezza interna, Cooperazione in materia di politica estera e di difesa, Cooperazione tematica, a esempio su progetti transfrontalieri di ricerca e innovazione.

La risoluzione

La risoluzione, redatta dal gruppo direttivo sulla Brexit del Parlamento europeo, sottolinea “l'unicità dell'ecosistema Ue, con le sue norme vincolanti, le sue istituzioni e meccanismi comuni di vigilanza, esecuzione e regolamentazione. Questo vuol dire che anche i Paesi terzi più allineati a una legislazione simile non possono godere dei diritti, dei benefici e dell'accesso al mercato unico nella stessa misura degli Stati membri dell'Ue”. Qualsiasi quadro di riferimento per le relazioni future, secondo gli eurodeputati, “dovrebbe inoltre rispettare l'integrità del mercato interno, dell'Unione doganale e delle quattro libertà, senza consentire un approccio settoriale (“cherry picking“) della legislazione comunitaria. Dovrebbe inoltre preservare l'indipendenza del processo decisionale e dell'ordinamento giuridico Ue, compreso il ruolo della Corte di giustizia dell'Unione europea”. Quanto all'accordo di recesso e periodo transitorio, la risoluzione accoglie “con favore la proposta della Commissione sull'accordo di recesso presentata il 28 febbraio ed esprime il proprio sostegno alle disposizioni transitorie in essa contenute. Ribadisce inoltre l'importanza di garantire un trattamento “equo e paritario ai cittadini europei che vivono nel Regno Unito e ai cittadini britannici che vivono nell'Ue”.