Cina travolta da proteste e scioperi: i lavoratori pretendono il salario

Capodanno cinese: momento di grande festa ma anche di grandi tensioni. Infatti, le festività del Nuovo anno lunare portano ogni anno proteste legate la mondo del lavoro. Per tradizione, l’evento viene festeggiato anche pagando i debiti e portando regali a casa. Inoltre, centinaia di milioni di lavoratori migranti all’interno del Paese, che rappresentano il motore del paese, chiedono il saldo degli stipendi arretrati e indennizzi di infortunio per poter tornare a casa e celebrare le festività in famiglia. I lavoratori devono allora scontrarsi con l’atteggiamento dei datori di lavoro, che per evitare ingenti esborsi fanno di tutto per ritardare, o negare, il pagamento.

In questo periodo si è triplicato il numero degli scioperi e delle proteste dei lavoratori in tutto il territorio nazionale, secondo il China Labour Bullettin, organizzazione sindacale con base a Hong Kong, nel quarto trimestre del 2014 le proteste totali sono state 569, l’87% di queste sono nate per queste motivazioni. Il 20% delle manifestazioni, spesso violente, si è verificato nella ricca provincia meridionale del Guangdong, ma c’è un aumento dei casi anche nelle province di Jiangsu, Shandon e Henan. Il settore più colpito è quello edile: gli appaltatori ottengono infatti dei prestiti dalle banche o da investitori privati per poi fuggire nel momento di pagare gli operai.

Ad aggravare la situazione c’è anche la posizione assunta dai vari governi locali: funzionari pubblici sono spesso anche azionisti delle aziende dove si verificano gli scontri. I dipendenti delle istituzioni così, usano le forze di pubblica sicurezza per reprimere le manifestazioni e non permettono ai lavoratori di appellarsi al governo centrale o all’autorità giudiziaria. Forse è proprio questo il motivo alla base del picco di suicidi riscontrato tra i migranti in questo periodo dell’anno.