Christchurch, il bilancio sale a 50 vittime

E'salito a 50 il bilancio della strage di Christchurch visto che, come riferito dalle autorità neozelandesi, uno dei feriti ricoverati in ospedale non ce l'ha fatta. Si aggrava ulteriormente il conto delle vittime di un massacro indiscriminato sul quale gli inquirenti stanno cercando di far luce, in attesa che lo stragista Brenton Tarrant si presenti nuovamente in Aula dopo l'apparizione di un giorno fa, quando si era esibito in un gesto di richiamo al suprematismo bianco e assumendo un atteggiamento di scherno nei confronti dei fotografi. Ma il sangue di Christchurch implica anche un'indagine approfondita sulla estrema semplicità con la quale l'attentatore ha trasmesso il suo massacro in streaming sui social (per oltre 20 minuti), così come sul suo manifesto, scritto e trasmesso a decine di indirizzi mail, tra i quali quello dell'ufficio della premier. Per quanto riguarda la questione dei video, la responsabile di Facebook in Nuova Zelanda, Mia Garlick, ha affermato che “nelle prime 24 ore dagli attentati sono stati rimossi 1,5 milioni di video dell'attacco in tutto il mondo, di cui oltre 1,2 milioni sono stati bloccati durante il caricamento”. Inoltre, ha specificato, “per rispetto verso le vittime e i loro cari e per le preoccupazioni delle autorità locali, stiamo rimuovendo anche tutte le versioni editate del video che non contengono contenuti grafici”.

Il manifesto

A proposito del manifesto, invece, dopo le rivelazioni di un quotidiano locale, a rivelare la ricezione della mail è stata la stessa premier, Jacinda Ardern, parlando ai giornalisti in conferenza stampa: “Ero uno degli oltre 30 destinatari del manifesto che è stato inviato nove minuti prima dell'attacco”. Ardern ha poi specificato che “il documento non includeva dettagli specifici sull'imminente assalto”, che stava per essere messo in atto nel momento in cui la mail è giunta all'ufficio. Testo che, peraltro, è stato inviato ai servizi di sicurezza dopo due minuti dall'arrivo. Nel frattempo, il primo ministro ha confermato che verrà rivista la legislazione in merito al porto d'armi: secondo quanto emerso dall'indagine, infatti, Tarrant possedeva cinque armi (alcune di queste semiautomatiche) regolarmente detenute dal 2017. In Nuova Zelanda non si tratta di un diritto sancito dalla Costituzione ma, al momento, non c'è ancora stato nessun vertice di governo sul tema.

Le autorità stanno nel frattempo disponendo la riapertura delle moschee alla quale, come spiegato ancora da Ardern, presenzierà la Polizia. E' stata intanto revocata la raccomandazione di tenersi lontano da tutte le moschee del Paese.