Charlie Gard: partita a scacchi contro la morte

Sempre più intricato il caso di Charlie Gard, il bambino inglese affetto da una rara malattia genetica a cui i medici hanno deciso di staccare le spine che lo tengono in vita perché considerato “inguaribile”.

Mobilitazione

L’eco mediatica e la determinazione dei genitori hanno costretto il Great Ormond Street Hospital, dove il piccolo è ricoverato, a ritardare ulteriormente una decisione che meno di una settimana fa appariva imminente. Gli interventi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di Papa Francesco e dell’ospedale vaticano Bambino Gesù hanno riacceso la fiamma della speranza sul destino di Charlie.

Mossa e contromossa

Fiamma che tuttavia, di ora in ora, si dilata e si affievolisce. È come se fosse in atto una partita di scacchi tra l’ospedale inglese, forte di ben quattro sentenze che autorizzano a interrompere i trattamenti, e le autorità che premono su Londra per consentire il trasferimento del bambino in una struttura dove possa essere accolto “per il tempo che gli resterà da vivere”, come ha affermato la presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc.
Ieri sera, come una doccia fredda, è giunta la ferma opposizione del Great Ormond Street Hospital all’espatrio del piccolo cittadino britannico Charlie Gard. ”L’ospedale ci ha detto che il board per motivi legali non può trasferire il bambino da noi“, le parole della Enoc.

Speranze da Strasburgo

Partita chiusa? Non ancora. Nella mattinata di oggi, 5 luglio, un colpo a favore della vita di Charlie è stato battuto sui banchi dell’Europarlamento. I tre deputati Miroslav Mikolášik, Luigi Morgano e Laurentiu Rebega sono stati i primi firmatari di una lettera aperta che esprime “pieno appoggio” a Chris e Connie, genitori del bambino, nonché le “preoccupazioni più profonde” riguardo “al risultato oltraggioso del caso Charlie, che infrange i valori fondamentali dell’Europa, in particolare il diritto alla vita, il diritto alla dignità umana e all’integrità personale”.

L’impegno del Vaticano

Ma una reazione al “no” dei medici inglesi è giunta anche da Oltretevere. Ha parlato il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. “Faremo quello che è possibile da parte nostra – le parole del porporato – per superare i problemi legali che impediscono ai genitori di Charlie Gard di portarlo in Italia”.

Resistenza

Le autorità britanniche restano però ferme sulla propria posizione. “Impossibile accogliere la richiesta dell’Italia di ricoverare il piccolo Charlie Gard all’ospedale Bambino Gesù”, è il lapidario commento del segretario di Stato britannico per gli Affari esteri, Boris Johnson, che si è sentito stamattina con il suo omologo italiano Angelino Alfano esprimendo comunque gratitudine per la disponibilità dell’Italia ad aiutare il piccolo.

Parola di legale

Ragioni legali che però non convincono gli esperti. “Non comprendo quali siano le motivazioni legali addotte dal Great Ormond Street Hospital di Londra per non trasportare il piccolo Charlie in Italia presso il Bambin Gesù” dichiara il giurista Alberto Gambino, presidente di Scienza&Vita. “Agli atti processuali – fa notare Gambino – viene indicato “inequivocabilmente che come è tecnicamente possibile il trasferimento di Charlie negli Usa, così lo può essere anche in Italia”.

Cura sperimentale

La stessa risposta avuta dalla Farnesina, intanto, è stata data anche ai vertici del Bambino Gesù “Ci hanno detto che loro non possono trasportare il bambino a meno che noi non applichiamo il protocollo – ha spiegato nel pomeriggio la Enoc – ovvero la legge che ha dato la Suprema Corte, quindi non curare più il bambino e staccare la spina”. “È ovvio – ha aggiunto – che a questo abbiamo risposto di no, che noi non intendiamo farlo”.
Ma la fiamma della speranza non è ancora spenta. La Enoc spiega che il Bambino Gesù è disponibile a provare la cura sperimentale invocata dai genitori di Charlie: “Non so se con questo protocollo i genitori potranno ricorrere ancora alla Corte Suprema e chiedere, ad esempio, una sospensione della sentenza, in attesa che il bimbo possa provare la cura. Stanno lavorando i nostri scienziati”.

Interviene May

Un flebile lume sembra trasparire anche tra le fessure di Downing Street, residenza del primo ministro britannico Theresa May. “È una posizione inimmaginabile per chiunque e capisco pienamente e apprezzo che qualsiasi genitore, in queste circostanze, voglia fare tutto il possibile e tentare qualsiasi opportunità per il proprio bambino gravemente malato”, ha detto la May in Parlamento. Infine, la premier ha aggiunto di essere “fiduciosa che l’ospedale Great Ormond Street abbia preso e prenderà sempre in considerazione le offerte o le nuove informazioni che sono state avanzate”.