Cessate il fuoco a Tripoli

Tregua a Tripoli dopo una giornata di combattimenti fra l'esercito regolare e alcune milizie ribelli, acquartierate nel sobborgo sud-orientale della capitale libica. 

L'accordo

Ad annunciare il raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco è stato il ministro dell'Interno del governo di unità nazionale, il generale di brigata Abdel Salam Ashour. L'intesa, ha spiegato in una breve dichiarazione rilasciata nella notte ai media locali e citata dall'emittente al-Ahrar Tv, “prevede la consegna della sede della Settima Brigata alla Direzione della Sicurezza di Tripoli”. Ulteriori dettagli non sono stati forniti. 

Gli scontri

L'accordo è arrivato dopo i sanguinosi scontri che hanno provocato diverse vittime. Il ministero della Salute libico ha fatto sapere su Facebook che sono morte almeno 5 persone, mentre 33 sono rimaste ferite.
La missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) aveva chiesto a tutte le parti di cessare immediatamente ogni azione militare. Anche l'Unione europea aveva chiesto la fine delle ostilità a Tripoli, mentre le ambasciate italiana e britannica in Libia hanno condannato le violenze

La partita

E' in questo quadro che Macron, parlando agli ambasciatori di Francia, aveva ribadito la propria determinazione a portare avanti l'accordo concluso a parole, ma senza firme, a maggio a Parigi, fra Sarraj e il generale Khalifa Haftar, prevedendo l'organizzazione di elezioni per il 10 dicembre. “Il nostro ruolo è far avanzare l'accordo di Parigi”, aveva detto il capo dell'Eliseo, confermando una linea per la quale, secondo Roma, non esistono i requisiti di “stabilizzazione vera” della Libia: non ci sono le “adeguate garanzie“, evocate dal premier Giuseppe Conte tre settimane fa, e di cui gli scontri odierni mettono ancora più in dubbio l'esistenza. Da Tobruk però, l'informale capitale della Cirenaica di cui è dominus Haftar, è venuto il preannuncio di una forzatura sul tema elezioni: il presidente del parlamento libico, Aqila Saleh, dopo aver sospeso una seduta ancora un volta per mancanza del numero legale, ha detto alla tv Ahrar che la settimana prossima farà appello a una risoluzione del 2014 (la numero 4) per organizzare la tornata elettorale, anche senza il via libera parlamentare.