C'è Barclay al posto di Raab

C'è Stephen Barclay, deputato per il North East Cambridgeshire e storico sostenitore del “leave”, il nuovo Dominic Raab: l'ex direttore della Barclays Bank, nonché ex ministro, prenderà il timone del dicastero per la Brexit. Un nome definito a sorpresa dagli esperti della Bbc, circolato poco o niente nelle ultime ore ma, comunque, definito un fedelissimo del governo May. Poco prima, Amber Rudd era stata nominata segretario al Lavoro e alle Pensioni.

La situazione

C'è ancora incertezza sul futuro del governo May, nonostante l'accordo di Brexit in mano e una conferenza nella quale la premier ha confermato tutte le sue intenzioni di tirare dritto sulla strada costruita con difficoltà per portare il Regno Unito fuori da Bruxelles. In mattinata, alcune indiscrezioni erano filtrate sul ministro all'Ambiente Michael Gove, dato dai media britannici in procinto di abbandonare il governo May e, invece, tutt'altro che intenzionato a lasciare la premier in balia delle onde, affermando di nutrire “assoluta fiducia” nell'azione della leader Tory. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Liam Fox, per il quale “un accordo era meglio di nessun accordo”. Provano dunque a far quadrato attorno alla premier i Tories ancora favorevoli al piano del governo allestito per la Gran Bretagna, anche se l'ombra della sfiducia continua a incombere su Theresa May. Secondo quanto riferito dalla giornalista della Bbc Laura Kuenssberg, sarebbero almeno 20 i membri dell'ala radicale del partito conservatore ad aver inviato lettere di sfiducia nei confronti del primo ministro, puntando il dito proprio per la gestione della vicenda Brexit.

La posizione dei Lab

Nel frattempo, però, la presa di posizione di Gove e Fox rimescola leggermente le carte, apparse finora buone quasi solo per i brexiteers della corrente dei falchi. La sensazione circolante è che, in caso di sfiducia, Theresa May potrebbe cavarsela con una maggioranza piccola ma decisiva e, per questo, la convocazione dei membri del governo è stata cancellata, posticipando il tutto probabilmente a martedì, visto anche che per arrivare alla mozione di sfiducia sono necessarie 48 firme. E anche sul fronte laburista la situazione è in fase di stallo: dopo le accennate offensive degli ultimi giorni, con le quali i Lab si mostravano propensi a poter convocare una nuova tornata referendaria una volta messa da parte la premier britannica, ora si torna a parlare di un possibile compromesso parlamentare sull'intesa. Va detto che, finora, lo stesso leader Labour Jeremy Corbyn si era sempre mostrato contrario all'ipotesi del secondo referendum, visto più quasi come uno spauracchio che una vera e propria possibilità, anche se in questa fase tutte le piste sembrano fattibili e poco spazio sembra esserci per le previsioni.

L'ipotesi revisione

In giornata, nel corso di un'intervista, il ministro del governo ombra John McDonnell aveva invocato “una maggioranza trasversale abbastanza certa” alla Camera dei Comuni, qualora fosse stata presentata una bozza d'intesa rivista rispetto ai contenuti di quella stilata da Theresa May: unione doganale e mantenimento di relazioni con il mercato unico sarebbero i punti centarli della revisione.