Catalogna al voto, gli scenari

Dal commissariamento alle nuove elezioni, il futuro della Catalogna si deciderà in buona parte nella giornata di domani. Le regionali anticipate chiamate dal premier spagnolo, Mariano Rajoy, porranno i cittadini della Generalitat davanti al bivio tra unionisti e separatisti con l'importante scenario, sullo sfondo, di una politica di repressione che ha rimescolato, e nemmeno poco, le carte in tavola. Questo perché se da un lato la decisione di Rajoy di chiamare i catalani alle urne, per dare alla Regione una nuova presidenza in tempi brevissimi, era suonata come una scelta sensata, la scelta del pugno duro da usare contro il governo uscente ha permesso ai partiti separatisti, traballanti dopo il flop secessionista marcato Puigdemont, di ritrovare nell'opposizione alla repressione un nuovo motivo di unità. Variante che, in un certo senso, torna a scoraggiare anche il lato unionista che si augurava di avere a che fare con dei rivali più deboli rispetto a qualche mese fa.

I sondaggi

A conferma di questa impressione, arrivano i dati forniti dagli ultimi sondaggi (elaborati dal centro di statistica Gesop, di Barcellona), i quali hanno indicato in vantaggio la formazione di Oriol Junqueras, ex vicepresidente della Generalitat e, di fatto, numero due del precedente governo guidato da Puigdemont: per il suo partito della Sinistra repubblicana catalana (Erc), grazie probabilmente anche alla popolarità di cui Junqueras ancora gode, sono stati stimati un numero di seggi poco inferiori ai 40 (su 135). Risultato decisamente in crescita rispetto a quello dell'ultimo sondaggio. Numeri che, a ogni modo, potrebbero non garantire la maggioranza assoluta, nonostante un vantaggio piuttosto marcato rispetto ai partiti unionisti. Anche perché, alle spalle del nome forte di questi, “Ciutadans”, raccoglie qualche consenso anche “Junts per Catalunya” dell'ex presidente, attualmente in Belgio.

Le prospettive

Al netto dei molti dubbi legati a un'eventuale successo indipendentista, i sondaggi rivelano un sentimento di secessione ancora piuttosto diffuso tra i cittadini i quali, però, si troveranno in caso ad affrontare una situazione piuttosto ambigua. Il principale nodo riguarda la figura del presidente: Junqueras, così come altri ex ministri del governo disciolto, è ancora in carcere; Puigdemont, da parte sua, insiste sull'illegittimità della sua destituzione e, di conseguenza, sulla validità tutt'ora in atto della sua carica. Va detto, però, che la situazione dell'ex presidente rende complicata la formazione di un nuovo governo da lui guidato, anche alla luce delle tante criticità emerse durante il processo di secessione di qualche mese fa. D'altronde, il secondo punto critico riguarda proprio la linea che un'eventuale vittoria indipendentista porterà in dote: l'indecisione riguarda se proseguire sulla linea del distacco o aprire a un nuovo fronte di dialogo.