Caso Caruana, in migliaia in piazza contro Muscat

E'un'onda dirompente il caso Caruana Galizia, che dopo aver colpito alcuni rappresentanti istituzionali, ha iniziato a investire direttamente l'ufficio più alto del governo. Il premier Joseph Muscat ha già fatto sapere che si dimetterà a breve, il 18 gennaio, teoricamente una data simbolo che segnerà il passo indietro definitivo del primo ministro dopo l'esplosione dal raggio sempre maggiore del caso legato all'omicidio della giornalista, avvenuto il 16 ottobre 2017. L'opinione della famiglia della reporter, però, ha chiesto al premier di accelerare i tempi, ritenendo che la data posta per le sue dimissioni vada anticipata all'immediato: “Ora noi ci aspettiamo che il primo ministro lasci l'ufficio e il Parlamento con effetto immediato per permettere una libera e piena indagine sull'assassinio di Daphne”, ha detto la sorella di Caruana, Corinne Vella, subito dopo l'incriminazione del miliardario Yorgen Fenech, ritenuto il possibile mandante del suo omicidio.

L'indagine

Le dimissioni del premier Muscat sono state al centro anche del vertice d'urgenza del partito laburista, convocato a Girgenti dalla dirigenza per decidere il destino politico del primo ministro. Una riunione decisamente movimentata, con molti esponenti di partito a fare i conti con gli effetti delle indagini, dicendosi “scioccati e increduli” per quanto appreso nel corso del confronto con il Procuratore generale ed il Capo della polizia, al termine del quale avrebbero chiesto un supplemento di indagine nei confronti di Keith Schembri, il cui nome emerse già all'epoca dell'inchiesa di Caruana. Schembri avrebbe intrattenuto un accordo proprio con Fenech, allo scopo di incastrare il ministro dell'Economia Chris Cardona attraverso una lettera che sarebbe stata vergata dallo stesso Schembri. Una branca dell'inchiesta sulla quale gli inquirenti starebbero concentrando la loro attenzione, mentre il primo passo ufficiale è stato compiuto nella giornata di ieri con l'incriminazione di Yorgen Fenech, già interrogato diverse volte dopo il suo fermo del 20 novembre e, a mani giunte, dichiaratosi innocente durante la seduta in aula. Il vertice lab ha confermato la fiducia al premier, perlomeno fino al giorno delle dimissioni. Una decisione che non ha incontrato il gradimento dei maltesi, scesi in piazza a migliaia per manifestare contro Muscat chiedendone le dimissioni immediate.