Cambio di rotta sull'Africa

L'America di Trump cambia linea sull'Africa, interrompendo una tradizione storica fatta di aiuti, non solo economici, nei confronti del continente più povero della Terra.

Nuova linea

D'ora in poi i finanziamenti saranno condizionati al raggiungimento di risultati concreti, mentre sarà sospeso il sostegno alle missioni di pace Onu di lunga durata. Il cambio di rotta è stato illustrato dal consigliere Usa alla sicurezza, John Bolton. Al centro del nuovo approccio c'è la volontà di risparmiare e ottimizzare le risorse messe in campo, dopo aver constatato che le spese miliardarie sostenute da Washington in Africa non hanno portato ai risultati sperati. “Non è stata messa fine alla piaga del terrorismo, del radicalismo, della violenza. Non abbiamo impedito ad altre potenze, quali Russia e Cina, di approfittare dei Paesi africani per accrescere il proprio potere e la propria influenza”, ha sottolineato il consigliere alla sicurezza statunitense, facendo notare che “non è stata raggiunta una governance stabile e trasparente, né la viabilità economica e uno sviluppo crescente nella regione”.

Inversione di rotta

Quindi gli Stati Uniti “non tollereranno più il vecchio modello degli aiuti senza alcun effetto, dell'assistenzialismo senza alcun obbligo di rendere conto, del soccorso senza riforma”, ha avvertito Bolton.
I fondi destinati all'Africa dagli “americani generosi” saranno controllati in modo da “essere utilizzati in modo efficace ed efficiente per promuovere la pace, la stabilità, l'indipendenza e la prosperità della regione invece di finire nelle tasche di dirigenti autocrati corrotti che si arricchiscono alle spalle del popolo, commettendo violazioni dei diritti umani“, ha detto Bolton.

Rivali

In una critica virulente a Mosca e Pechino, Bolton ha denunciato il fatto che la Cina “abbia ricorso a tangenti, ad accordi opachi, all'utilizzo strategico del debito per mantenere gli Stati d'Africa ostaggi delle sue esigenze“. La Russia viene invece accusata di “corruzione“, procedendo “allo scambio di vendite di armi e di energia in cambio di voti alle Nazioni Unite” ha denunciato il dirigente statunitense. Prassi che, secondo Bolton, “intralciano le possibilità di investimento degli Stati Uniti, le operazioni militari americane e rappresentano una minaccia alla nostra sicurezza nazionale”.

Il caso

Quale esempio di “pratiche depredatrici che frenano la crescita economica e minacciano l'indipendenza finanziaria” dei paesi africani, Bolton ha citato il caso di Gibuti. Nel paese del Corno d'Africa, nel 2017 la Cina ha stabilito una sua base militare non lontano da uno storico campo militare Usa e ora sta puntando al recupero del porto di Gibuti, “sbilanciando tutto il commercio marittimo della regione a favore di Pechino”.

Le missioni Onu

L'altra critica di Bolton è andata alle missioni di peacekeeping dell'Onu, i cui mandati vengono rinnovati in modo quasi automatico pur senza portare ad alcun successo, citando il caso del Sahara occidentale dove “in 27 anni non è stato ancora risolto lo statuto di questo territorio“. Più che alle forze di mantenimento della pace, suggerisce di utilizzare gli sforzi in termini di tempo, risorse e attenzione per “lo sviluppo e il miglioramento della situazione economica dei popoli della regione“.